Genova. Bollette alle stelle ma non solo quelle. Anche la farina, l’olio e il lievito stanno avendo rincari tali da mettere in ginocchio i panificatori genovesi e con loro anche il simbolo per eccellenza della genovesità. Ne sa qualcosa Gino Petrucco, presidente dell’Associazione panificatori della provincia di Genova, che è anche uno dei massimi esperti di focaccia genovese nonché uno dei custodi del marchio collettivo. La focaccia, quella fragrante e fatta rigorosamente con olio extravergine d’oliva, nel negozio di Petrucco a Certosa costa 12 euro al chilo ma “se dovessimo star dietro a tutti i rincari dovremmo venderla almeno a venti e forse non sarebbe nemmeno sufficiente” dice scuotendo la testa.
Per ora Petrucco i prezzi li ha tenuti fermi o quasi “anche perché se dovessimo aumentare i prezzi in base all’incremento dei costi di energia e materie prime, molte persone con pensioni e stipendi sempre uguali non potrebbero nemmeno permettersi di comprare il pane”.
Petrucco nel suo panificio di via Jori a Certosa che, nasconde un grande laboratorio pieno di forni, frighi, impastatrici e impianti per l’abbattimento e dove il pane si cuoce fino a sera è davvero preoccupato.
“Io ho dieci dipendenti qui e non voglio dover lasciare a casa nessuno – dice – ma se il Governo non ci dà una mano non so come faremo”.
Prima il crollo del ponte Morandi con le strade chiuse e la città spezzata, poi la pandemia con la gente chiusa in casa, gli accessi contingentati, e ora i rincari: “Noi fra l’altro prendiamo ordinazioni da tutta la città e già nel 2018 è stata durissima, poi è arrivata la pandemia, con le persone che non fanno più la coda facendosi ingolosire dai prodotti esposti ma entrano veloci a comprare a due alla volta gli incassi sono diminuiti. Ora i rincari rappresentano la botta finale”.
Lui al momento il raddoppio della bolletta della luce non l’ha avuto ma “solo perché l’anno scorso ho stipulato un contratto annuale a costo fisso che mi scade a novembre, ma ho già visto le nuove tariffe e i prezzi sono quadruplicati”.
E gli associati? “Mi chiamano continuamente, sono preoccupati e non sanno come fare. Chiedono all’associazione di fare qualcosa ma noi ora non possiamo che augurarci che il governo ci dia una mano. E non sarà sufficiente un’elemosina, serve una grossa mano o dopo la pandemia saranno tempi ancora più bui”.