"come in guerra"

Caro energia, a Genova distributore di metano costretto a chiudere: “Siamo destinati a fallire”

Il titolare dell'impianto di Bolzaneto: "Da domani chiudo, non so se riaprirò. Coi nuovi contratti il costo è aumentato di 12 volte". Il distributore di via Piacenza resta aperto: "I nostri fornitori sono diversi"

distributore metano bolzaneto

Genova. Dal 1° settembre il distributore di metano in via Levati a Bolzaneto chiude i battenti. “Almeno per un mese, ma non so se basterà”, spiega il titolare Sandro Tripodi. Il prezzo al dettaglio oggi sfiorava i 3 euro al chilo: basti pensare che fino a un anno fa non arrivava a un euro. “E domani dovrei metterlo a 4,50. Così non ha più senso”. Il risultato è facilmente immaginabile: clientela pressoché azzerata, costi di gestione che superano abbondantemente i ricavi, nessuna convenienza economica a tenere aperto.

È uno dei tanti effetti collaterali degli aumenti abnormi del prezzo del gas che rischiano di mettere in ginocchio interi settori produttivi. A cominciare da chi con quel gas riforniva auto e camion, offrendo un’alternativa molto più economica (e un po’ più ecologica) di benzina e gasolio. “In una parola siamo in guerra, anche se non viene detto – si sfoga Tripodi -. Siamo tra le imprese che devono fallire. Ovviamente non abbiamo aiuti da parte di nessuno. In vent’anni non ho mai chiuso, siamo sempre stati aperti 365 giorni all’anno per 14 ore al giorno. Da domani chiudo fino a data da destinarsi, come sta facendo buona parte dei distributori. Poi vedremo, non so se riaprirò“.

In via Levati, a pochi metri dal casello autostradale, sono impiegate complessivamente otto persone, contando anche l’area di servizio con bar annesso. Tutti posti di lavoro a rischio, come quelli dei dipendenti delle industrie energivore che non riescono più a sostenere i costi di produzione e preferiscono fermare gli impianti.

distributore metano bolzaneto

Secondo Tripodi la colpa non è solo della guerra, ma anche delle logiche speculative delle grandi compagnie: “Noi siamo sempre stati un impianto certificato Eni. Una volta c’erano contratti a prezzo bloccato che duravano anche tre anni perché il metano era il combustibile più stabile in assoluto. A giugno 2021, al momento di rinnovare il contratto, Eni ha deciso che ci avrebbe venduto il gas al prezzo di borsa, pur avendo in pancia molti contratti a basso costo. E ha fatto cartello con tutti gli altri fornitori: Edison, Enel, Sorgenia. Il costo è passato da 20 centesimi a 3,60 euro al metro cubo, dodici volte tanto. Così noi dobbiamo adeguare il prezzo ogni giorno, a seconda delle quotazioni”.

A Genova sono solo due i distributori di metano: quello di Bolzaneto, gestito da Tripodi, e quello di via Piacenza in Valbisagno gestito dalla società emiliana Me-Tra, che per ora continua l’attività, risultando di fatto l’unico in città. “Noi abbiamo un fornitore diverso e un contratto long term, quindi riusciamo ancora a praticare prezzi concorrenziali – spiega l’amministratore delegato Stefano Franciosi, che è anche vicepresidente di Federmetano -. Abbiamo avuto un calo della clientela, ma sino alla fine del 2023 non dovremmo avere problemi a tenere gli impianti aperti, sperando che nel frattempo qualcuno si dia una mossa per trovare una soluzione. In Austria, ad esempio, il metano costa come prima della crisi perché la differenza col prezzo praticato dalla società di vendita la mette lo Stato. Ora chi si trova contratti in scadenza rischia di avere gli stessi problemi del nostro concorrente a Bolzaneto”.

Si valuta che il parco circolante di auto a metano negli ultimi anni fosse circa il 2% del totale. In provincia di Genova nel 2021 c’erano circa 418auto in circolazione, per cui si può stimare che i distributori genovesi avessero complessivamente un bacino di oltre 8mila macchine, senza contare i mezzi pesanti. Una clientela un tempo solida, che in pochi mesi si è pressoché volatilizzata. Chi ancora oggi fa il pieno di gas sono soprattutto camionisti e conducenti di auto aziendali, ma la maggior parte sta sostituendo il parco mezzi.

Intanto, dopo l’apertura di Austria e Germania al tetto per il prezzo del gas a livello europeo, le quotazioni scendono. Il contratto Ttf, il riferimento per il gas europeo trattato ad Amsterdam, conclude la giornata in calo del 6,8% a 254 euro al megawattora. E questo nonostante Gazprom abbia appena interrotto le forniture all’Italia attraverso il gasdotto Nord Stream, ufficialmente per manutenzione. Il gigante russo aveva annunciato in precedenza lo stop di tre giorni, legato ai lavori in una stazione di compressione nel nord della Germania, da cui il gas viene poi esportato in altri Paesi europei.

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