Genova. Sabato 6 aprile alle ore 20:30 e domenica 7 aprile alle 18:30 nella Sala Dino Campana dei Teatri di Sant’Agostino andrà in scena la versione italiana di “4000 miglia” della drammaturga americana Amy Herzog, produzione Centro Teatrale MaMiMò, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, per la regia di Angela Ruozzi e premiata con l’Obie Award 2011 e finalista al Pulitzer per la Drammaturgia 2013.
Uno spettacolo vivace, delicato e potente, finemente tradotto da Monica Capuani, sull’incontro fra due generazioni e due solitudini e sui risultati inaspettati di questo incontro. Un viaggio fisico e interiore che parla attraverso i complessi universi emotivi dei personaggi, dando vita ad un intenso intreccio familiare in cui due mondi apparentemente lontanissimi si incontrano e si indagano fino a creare una profonda sintonia e un percorso di reciproca cura.
Nel cuore della notte il giovane Leo si presenta alla porta dell’appartamento newyorkese in cui vive la sua esuberante nonna novantunenne. Lei è una comunista che vive sola e affronta le difficoltà della vecchiaia, lui un hippie contemporaneo in piena crisi postadolescenziale e appena rientrato da un lunghissimo viaggio in bicicletta lungo le coste americane. In un mese i due insoliti conviventi si troveranno a condividere un’inaspettata complicità che probabilmente cambierà entrambi.
Una straordinaria interpretazione per Lucia Zotti, ultraottantenne attrice, regista, tra i fondatori del Teatro Kismet di Bari, una lunghissima carriera divisa tra palcoscenico, cinema e televisione. Con lei sul palco i giovani Alessio Zirulia, attore genovese molto apprezzato, pochi mesi fa anche nel ruolo del Barone Rampante nella produzione del Teatro della Tosse “I nostri antenati – Trittico calviniano”, Lorena Nacchia e Annabella Lu.
“Il testo mi ha colpito per la capacità di raccontare la storia di due solitudini che si incontrano e si lasciano consolare a vicenda – spiega Ruozzi – Un testo delicato in cui grande valore hanno le ironie, i silenzi e le azioni reciproche apparentemente innocue ma graffianti. La storia evolve grazie al modificarsi della relazione tra Vera e Leo e al grado di autoconsapevolezza che i due maturano l’uno grazie all’altra, sfiorando, senza retorica, il tema del prendersi cura reciproco. Una storia raccontata con una forma all’apparenza leggera che osa la forza della delicatezza e gode del peso specifico di un romanzo di formazione”.