Genova. C’è un morto. Subito. All’inizio. E rimane in scena tutto il tempo, anche se non si vede e non è poi del tutto chiaro chi sia veramente, il morto. Un uomo solo al comando è un racconto che affronta il tema dei valori di un mondo passato e forse idealizzato, contro quelli di un presente che non ha né tempo né voglia di farsi limitare nella propria corsa verso il nuovo. Oppure potrebbe essere un romanzo giallo nel quale la fine è nota fin dal principio e il colpevole vive il dramma di non riuscire a far accettare la propria colpevolezza.
Ma, soprattutto, è la storia di una grande Menzogna, invasiva e pervasiva, che nessuno vuole svelare perché al suo interno ha ricavato un comodo riparo, o vi si è ritagliato il suo spicchio di successo. La storia inizia all’interno di una casa, durante una cena di famiglia che non è nulla di più che un rituale obbligatorio. Tutto avviene in ambienti chiusi, con linguaggi privi di accenti perché la Menzogna rende il proprio mondo impermeabile e nulla può uscirne o entrarvi. Per questo motivo, il protagonista inizia la sua lotta, prima di tutto con se stesso, uscendo di casa e sedendo su una panchina del proprio giardino.
Un luogo aperto, in un certo senso. Ma la Menzogna è anche dentro di lui. C’è una rappresentazione mitizzata del ricambio generazionale, la rappresentazione di un’umanità che si è creduta eroica nella fedeltà ai principi e che, ormai sorpassata, deve cedere il testimone ad altri che si devono sporcare le mani con i compromessi e affrontare la complessità della modernità, agitando il comodo vessillo di un superiore interesse comune. Nel climax finale prevale la retorica richiesta di una purezza fuori tempo e fuori luogo, il grido disperato di un uomo incastrato tra il benessere personale e quello della sua famiglia, tra i bisogni di un mondo opulento che non sa più accontentarsi e il silenzio che vuole annichilire un dramma umano, di chi non si arrende al principio secondo il quale, quando la leggenda diventa realtà, si preferisce la leggenda.
Un uomo solo al comando
di Renato Biasizzo
regia Luca Rinaldi
R. Biasizzo