Genova. Venerdì 28 marzo alle ore 20:30, sabato 29 alle 19:30 e domenica 30 alle 16 al Teatro Ivo Chiesa sarà in scena “Tragùdia. Il canto di Edipo”, la nuova creazione di Alessandro Serra, che arriva nella Superba dopo una trionfale tournée e importanti riconoscimenti internazionali. Alla base del lavoro una radicale riscrittura liberamente ispirata alle opere di Sofocle e ai racconti del mito e una ricerca linguistica, tipica di Serra, che trasforma la lingua arcaica in via di dissoluzione, il grecanico, in canto.
Una ricerca radicale che contrappone i suoni al ritmo lento del rito, la luce alla tenebra, il disvelamento all’oscurità. La tragedia è mito che si fa teatro e “in un’epoca di macerie non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta, soffiare sulle ceneri per riattivare il fuoco”, dice Serra. Il suo stile non prescinde dal principio di scavo dei testi che rilegge spesso in chiave radicale e arcaica, privilegiando un linguaggio che si fa canto e insistendo nella densità del rito che abbina il movimento scenico alla recitazione.
In “Tragùdia” la densa contrapposizione fra luce e tenebra, sospesa tra disvelamento e oscuramento, porta la tragedia al suo compimento e Alessandro Serra sapientemente la risolleva dall’abisso attraverso l’eloquenza delle immagini che si insinuano nella mente dello spettatore come unico vero racconto possibile. “Nella tragedia non ci sono i sentimenti ma gli archetipi dei sentimenti – scrive Serra nelle note allo spettacolo – Il suono va oltre la parola. L’azione è mossa dal suono, è coralità da cui emerge il singolo, parte della communitas e capro espiatorio per la salvezza della città”.
L’autore ha deciso di tradurre il testo sofocleo in grecanico, lingua in dissoluzione e presente solo in alcune zone del Mediterraneo tra Salento, Calabria e Sicilia orientale: “La considero una lingua sensuale e musicale, inebriata dall’umanità di chi la custodisce parlandola – dichiara – Un parlare largo alla maniera dorica, una lingua che ci strappa dal piano della realtà e ci pone su un livello di trascendenza”.
Dalla musica di questa lingua dai suoni antichi ha fatto scaturire il canto e la danza, l’uno e l’altra agiti dai corpi ieratici degli attori, quasi officianti di un rito: Alessandro Burzotta (Polinice), Salvatore Drago (Sacerdote), Francesca Gabucci (Ismene), Sara Giannelli (Antigone), Jared McNeill (Edipo), Chiara Michelini (Sfinge, Tiresia, Giocasta, Teseo), Felice Montervino (Creonte).
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