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“Tempesta” – L’opera di Shakespeare diventa danza

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Una sfida: trasformare l’opera testamento di Shakespeare in danza, sulle musiche composte per l’occasione dal leader dei Negramaro. A sipario chiuso, un televisore mostra le immagini in bianco e nero di due ragazzini: giocano alla lotta per il possesso di una corona scintillante che richiama nella foggia e nell’intarsio il Duomo di Milano.

Inizia come un gioco la versione di Tempesta firmata dal giovane coreografo Giuseppe Spota, con la drammaturgia di Pasquale Plastino. Con “Tempesta” Aterballetto, una delle realtà più importanti della danza italiana e europea, mette alla prova la danza e la sua capacità di raccontare storie e personaggi di un’opera teatrale, illuminandoli in modo originale e osservandoli da nuovi punti di vista.

Diviso in 11 quadri, con prologo e epilogo, lo spettacolo coinvolge tutta la compagnia di formidabili interpreti e, sulle musiche originali di Giuliano Sangiorgi, ha la forza dirompente di una sfida.

Il critico Antonio Audino, che ha collaborato al progetto, si chiede infatti: “Si può trasferire in gesto e movimento la scrittura così densa di racconto e di significato di quest’opera? Questa la sfida dello spettacolo. Si tratta di una delle ultime opere di Shakespeare, forse il suo testamento spirituale, tant’è che in questo caso il drammaturgo rinnova il suo linguaggio e lo stesso andamento narrativo ed emotivo della vicenda.

Shakespeare rinuncia al suo teatro pieno di luoghi e di figure: qui c’è un solo luogo, una sola storia e un tempo unico. Così come volevano le regole aristoteliche che per la prima volta lo scrittore osserva, come per un ultimo omaggio all’idea di teatro, realizzato prima di lasciare le scene. La creazione coreografica ha qualche potenzialità in più, può consentirsi la libertà di scartare dal testo per raccontare in altro modo, può aprire spazi immaginativi inconsueti, pur restando sempre sulla traccia dell’originale”. E dopo la Tempesta “niente sarà più come prima”.

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