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Stefano Borroni, Noi siamo fatti della stessa materia di cui son fatti i sogni

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STEFANO BORRONI - Noi siamo fatti della stessa materia di cui son fatti i sogni

S’inaugura sabato 9 novembre 2019 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale di Stefano Borroni “Noi siamo della stessa materia di cui son fatti i sogni” a cura di Mario Napoli. La mostra resterà aperta fino al 20 novembre 2019 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.

Reazionario protagonista di un nuovo ritorno all’ordine, a quegli elementi che fanno adorare universalmente una pittura pensata, meditata nei temi, termini e nella pratica. O è tutto l’esatto contrario, l’atteggiamento di Stefano Borroni nei confronti della ricerca visuale è quello serio di un anarchico, di un artista capace di fronteggiare a muso duro la scena pittorica contemporanea, di tenerne il polso, e di appellarsi a tutti quegli anacronismi che danno oggi alla sua formula figurativa un aplomb espressivo fuori dall’ordinario. Ecco, il punto è proprio questo, Borroni è sicuramente tra quegli artisti che meglio sanno riportare la pittura ad intrecciare sullo stesso livello valore concettuale ed abilità tecnica.
L’anarchia di Borroni sta nel presentarsi come un metafisico dei giorni nostri, come una figura sintetizzatrice di momenti catartici; di farlo attraverso sostanziali gradazioni di grigio, con un senso chiaroscurale (Marco Tirelli docet) che non scappa di mano ed il dovere di cronaca di chi è allettato dal comporre “storie visuali” prima che “ornamenti visuali”. Ristretto lo spettro cromatico resta la centralità elementare del racconto borroniano, che l’artista spinge attraverso l’uso di inserimenti allegorico-simbolici, picchi sensoriali nello sviluppo di progetti universalmente personali. Che non sarebbero la stessa cosa se prima Borroni non avesse buttato più di un occhio sul rigore formale di Carlo Carrà a cavallo tra Metafisica e Realismo Magico come, venendo a tempi più vicini, al didascalismo paesaggistico ed anti-naturalistico – ma stracarico di simbolismi – di Salvo ultima maniera.
Rimandi dal passato in vista del presente, Borroni si ritrova protagonista di un’azione nella quale l’espressività pura è già stata superata da una tracciatura riflessiva spandente; che dai luoghi rimbalza su soggetti e complementi narrativi, fissandosi in ultimo sul tempo-immagine di una melanconia non appassita, fatta di situazioni vivibili e movimenti-attimi che si guadagnano la loro meritata eternità bloccandosi una volta per tutte. Centravanti in una linea visuale che è indice di quanto una pittura figurativa attenta ai suoi momenti, e riflessiva nei suoi contenuti, sia tutt’ora lingua viva.

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