Genova. Dopo “Una finestra sul noir”, “Quarantaquattro gatti in noir”, “Tutti i sapori del noir” e “I luoghi del noir” arriva la quinta antologia dedicata all’editore Marco Frilli “Odio e Amore in Noir”, che sarà presentata venerdì 29 ottobre alle ore 18 a la Feltrinelli (la partecipazione è su prenotazione).
“Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento”. Il Carme del poeta Catullo riassume un dilemma che inalterato ha attraversato i secoli: la difficile convivenza, che spesso corrompe pensieri e azioni, di due sentimenti tanto opposti quanto speculari nel mistero dell’animo umano. “Amore e Odio” è anche uno dei temi inevitabilmente più utilizzabili in letteratura e questa nuova antologia ne è un esempio tanto sfaccettato quanto esemplare.
Chiamando a raccolta cinquantanove autori per cinquantaquattro racconti l’argomento non poteva che essere sviscerato a fondo: nel volume ci imbattiamo in chi ama una cosa o un posto o un’idea o soprattutto una persona. Insomma qualcosa o qualcuno che attrae e si vorrebbe di conseguenza “possedere”. Questo rende disponibili a lottare per ottenere quanto si desidera facendo di conseguenza maturare anche l’odio, perché tuteli da chi o cosa minaccia il nostro amore.
Il conflitto può diventare insanabile e l’aggredire naturale: l’Amore si defila e l’Odio esce allo scoperto, facendoci ringhiare. Un malinteso, un gesto inaspettato, una parola di troppo e si riversa sull’avversario la tensione accumulata: si alzano i toni, piovono gli insulti e la violenza, avvisaglia della bestialità a danno dell’umano, può diventare omicida. È così dalla notte dei tempi: la Bibbia non racconta di un fratricidio? Caino, il primo essere umano a nascere, uccise Abele, il primo essere umano a morire.
Gli autori che hanno partecipato alla composizione di questo volume dimostrano come l’odio, polo negativo dell’amore, sia sentimento “legittimo”: esiste e non si può proibire di provarlo. I due vanno a braccetto perché l’uno è il mezzo per crescere, l’altro il tentativo di preservare quello che abbiamo ottenuto e nei loro racconti è quasi sempre il buio che batte la luce della sopravvivenza: non per nulla sono noir.
Insieme ai personaggi che gli scrittori inventano, intingendo le loro penne in fantasia e inchiostro, talvolta compare il “Grande Capo” e non come un’ombra che non pensa, non vede, non ama e non odia ma ben vivo e pieno della verve che lo ha sempre contraddistinto. San Tommaso sostenne che “Le apparizioni di chi ha lasciato questo mondo, qualunque esse siano, possono avvenire per il fatto che una speciale disposizione divina vuole l’intervento di certe anime nelle vicende dei vivi”. Sono vivi i protagonisti di “carta”? Per autori e lettori sicuramente sì.