sabato
27
Gennaio
2024

Marco Pasquinucci interpreta “Rebecca. Uno spettacolo al buio” a Genova

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"Rebecca. Uno spettacolo al buio" con Marco Pasquinucci
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Genova. Sabato 27 gennaio alle ore 20:30 al TIQU Teatro Internazionale di Quartiere, presso Palazzo Fattinanti Cambiaso, andrà in scena “Rebecca. Uno spettacolo al buio”, tratto dal romanzo “La vita accanto di Mariapia Veladiano”, interpretato e diretto da Marco Pasquinucci, che firma anche l’adattamento teatrale, e prodotto da Officine Papage. Il cardine della performance è la storia di Rebecca, narrata in prima persona, in bilico tra un appassionante giallo e una lucida e tagliente poesia. La voce della protagonista è quella di un uomo e il riferimento principale è l’immagine di una stanza al buio.

La riduzione drammaturgica del romanzo di Veladiano (Premio Calvino 2010 e finalista al Premio Strega 2011) è particolarmente adatto alla dimensione intima e raccolta del teatro di piazzetta Cambiaso 1. Rebecca è una donna brutta: non è storpia, non fa pietà, semplicemente è brutta. Ha tutti i pezzi al loro posto ma appena più in là: o più corti o più lunghi o più grandi di quello che ci si aspetta. Una bambina, poi una donna, che racconta in prima persona la sua storia, quella della sua famiglia e dei segreti che in essa sono custoditi.

Coprotagonista è il buio, l’oscurità, capace di accogliere e proteggere, quel “buio buono, venato d’azzurro”, che non giudica e fa sentire profondamente, in cui Rebecca può entrare senza paura, proteggendosi dal giudizio degli altri e raccontandosi liberamente. Un’occasione per scappare almeno una volta dagli occhi. “Rebecca. Uno spettacolo al buio” affronta temi come l’emarginazione sociale, la difficoltà di liberarsi da stereotipi e pregiudizi che dominano la società e la stessa famiglia protagonista della narrazione. Assistervi spinge il pubblico ad interrogarsi sulle dinamiche sociali dominanti in situazioni affini.

Lo spettacolo si svolge al buio, il pubblico è invitato ad entrare e partecipare alla narrazione nel buio che da una parte permette a Rebecca di proteggersi dal giudizio e raccontarsi in una confessione delicata, voluta e necessaria, dall’altra permette agli spettatori di immaginare la sua “bruttezza” in una maniera strettamente personale, senza sottostare a canoniche idee di bello o brutto. Lo spazio di ricerca è una dimensione capace di aumentare la capacità percettiva e immaginativa dello spettatore attraverso l’intimità della relazione attore – spettatore e spettatore – spettatore.

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