Sori. “L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi” inaugura un genere nuovo, il graphic novel theater, grazie alla collaborazione tra il drammaturgo contemporaneo Francesco Niccolini e l’illustratore Andrea Bruno. Non a caso lo spettacolo ha debuttato a Lucca Comics & Games, il più importante festival italiano sul fumetto e l’animazione, e giovedì 6 febbraio alle ore 21 andrà in scena al Teatro Comunale, in via Combattenti Alleati 9.
L’Oreste è internato nel Manicomio dell’Osservanza a Imola. È stato abbandonato quand’era bambino e da un orfanotrofio ad un riformatorio, da un lavoretto ad un oltraggio ad un pubblico ufficiale è finito lì dentro perché semplicemente un tempo in Italia andava così. Dopo trent’anni non è ancora uscito: si è specializzato a trovarsi sempre nel posto sbagliato nel momento peggiore.
Non ha avuto fortuna l’Oreste e nel suo passato ci sono avvenimenti terribili che ha rimosso ma da cui non riesce a liberarsi: la morte della sorella preferita, la partenza del padre per la guerra, il suo ritorno dalla campagna di Russia tre anni dopo la fine di tutto e poi la sua nuova partenza, di nuovo per la Russia, per una fantastica carriera come cosmonauta e, come se tutto questo non bastasse, la morte violenta della madre, una madre che lo ha rifiutato quand’era ancora ragazzino con i primi problemi psichici.
Eppure l’Oreste è sempre allegro, canta, disegna, non dorme mai, scrive alla sua fidanzata, che ha conosciuto ad un “festival per matti” nel manicomio di Maggiano, a Lucca. Parla sempre con i dottori, gli infermieri, la sorella che di tanto in tanto viene a trovarlo ma soprattutto l’Ermes, il suo compagno di stanza, uno schizofrenico convinto di essere un ufficiale aeronautico di un esercito straniero tenuto prigioniero in Italia. Peccato che l’Ermes non esista.
“L’Oreste” è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato, su come la vita spesso non faccia sconti e sia impietosa e a volte sia più difficile andare da Imola a Lucca che da Imola sulla Luna. Uno spettacolo originalissimo, di struggente poesia e forza, in cui fluiscono momenti drammatici e altri teneramente comici. Con un’animazione grafica di straordinaria potenza, visiva e drammaturgica Claudio Casadio dà vita e voce ad un personaggio indimenticabile, affrontando con grande sensibilità attoriale il tema importante e delicato della malattia mentale.
“A prima vista sembra un monologo, dato che in scena c’è un solo attore in carne e ossa, ma quel che attende lo spettatore è ben altro – spiega Niccolini – Grazie alla mano di Andrea Bruno, uno dei migliori illustratori italiani, e alla collaborazione con il Festival Lucca Comics lo spettacolo funziona con l’interazione continua fra teatro e fumetto animato. L’Oreste riceve costantemente visita dai suoi fantasmi, dalle visioni dei mondi disperati che coltiva dentro di sé, oltreché da medici e infermieri”.
“I sogni dell’Oreste, i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano la scenografia e il teatro drammatico classico in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del graphic novel theater rendono realizzabile: un impossibile viaggio tra Imola e la Luna attraverso la tenerezza disperata di un uomo abbandonato da bambino e che non si è più ritrovato”, conclude.
