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LLENO Y VACIO. Mostra personale di Ricardo Laverde

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LLENO Y VACIO. Mostra personale di Ricardo Laverde

S’inaugura sabato 23 novembre 2019 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale di Ricardo Laverde “Lleno y vacío” a cura di Flavia Motolese. La mostra resterà aperta fino al 4 dicembre 2019 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.

Considerarlo un artista contemporaneo non nega il fatto di poter vedere in lui un “quasi designer”: a voler affiancare l’eclettismo ideativo-espressivo di Ricardo Laverde a quello di un sempre attuale Bruno Munari, o a quello più contemporaneo di Tobias Rehberger, non si sbaglia del tutto.
Le regole del gioco sono chiare, semplici, dettate da un ordine mentale simile nel concepire le finalità della scultura; che, appesa a muro o più classicamente su piedistallo, mai deve risultare eccessivamente statica, soggetto fisicamente chiuso in una extra-spazialità. Non da outsider entra in campo il colore, tutt’altro che risibile nelle operazioni plastiche di Laverde, poiché fondamentalmente quanto intenzionalmente legato alla creazione di una “poetica della volumetria” del tutto personale. Indiscutibilmente infatti il colore – compreso il “non colore” bianco – nell’opera di Laverde ha un valore costitutivo proporzionale a quello dei materiali utilizzati. È un soggetto in prima linea, co-fondatore in ogni sua declinazione dell’intera percezione fisico-strutturale dell’azione visiva laverdiana.
Attenti contrasti volumetrici, articolati all’ordine dei loro rapporti cromatici; raggiunti optando per un processo d’intaglio dei materiali che Laverde riporta a carismatici trattati di un’artisticità cinetica post munariana, auto-citando esempi di estroflessione affilata (gli effetti di Turi Simeti sono alla porta) particolarmente nella dimensione parietale-longitudinale.
Al pari di artisti quali Munari e Rehberger, scelta obbligata per Laverde è non da ultimo mettere in pratica un’interazione consapevole con i materiali, partendo dalle specificità di questi per arrivare a forme innovative, interagenti esse stesse con l’ambiente. Procedendo così, potenzialmente all’infinito, secondo continui ribaltamenti di prospettiva (testo critico a cura di Andrea Rossetti).

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