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“Light and Darkness”: luce e oscurità in Giappone in mostra a Genova

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"Light and Darkness" mostra Andrea Lippi e Katsuhito Nakazato
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Genova. Dal 28 settembre al 12 gennaio al Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone e alla Galleria d’Arte Moderna la mostra fotografica “Light and Darkness” mette a confronto il punto di vista dell’italiano Andrea Lippi e del giapponese Katsuhito Nakazato sulla relazione tra luce e oscurità negli ambienti naturali e urbani del Giappone, al fine di far conoscere e promuovere i luoghi e i contesti della nazione fra contemporaneità e tradizione grazie alla fotografia e alla sua capacità espressiva. Rappresentando idealmente l’antitesi tra luce (Light) e oscurità (Darkness), agli artisti vengono attribuite due sedi e due atmosfere diverse.

A Lippi è associata la sezione della luce (“Light”) negli ambienti luminosi e aperti del Museo Chiossone, con fotografie in bianco e nero realizzate dal 2015 al 2024. Tra i suoi lavori passati spicca infatti il progetto “Lights of Japan”, che l’artista ha sviluppato viaggiando più volte in Giappone negli ultimi dieci anni ed esponendo poi in diverse mostre sia in Italia sia nel Paese nipponico e pubblicando nel 2017 l’omonimo progetto editoriale, grazie anche alla conoscenza con gli storici dell’arte Noriyuki Kai e Midori Sewake. La selezione delle fotografie, a cura di Aurora Canepari, è pensata per entrare in dialogo con le opere d’arte antica esposte nel museo, con cui condividono il grande spazio al piano terra.

Le immagini di Lippi rappresentano il Paese del Sol Levante dalle grandi città di Tokyo e Kyoto, fino al sacro Monte Koya e alla neve di Shirakawa, trasmettendo una visione del Giappone tradizionale ma contemporaneo, autentico, estetico, sublimato nei suoi segni più affascinanti. Mediante il sapiente uso di luci e ombre Lippi affronta i temi della natura, della spiritualità e della percezione artistica giapponese. Alle opere di Katsuhito Nakazato, raccolte nella sezione “Darkness”, si addicono gli spazi del piano ammezzato della Galleria d’Arte Moderna di Nervi, dove per la prima volta in Italia presenta una selezione di opere tratte da due dei suoi più importanti progetti, “De Chirico’s Shadow” e “Tōkei”, selezionate dalla storica dell’arte e curatrice giapponese Miki Shimokawa.

“De Chirico’s Shadow” trova una giusta dimora alla GAM, poiché ispirato da uno dei più importanti artisti italiani dell’arte moderna, Giorgio de Chirico. L’artista a dieci anni vide le sue opere e rimase profondamente colpito dal suo mondo onirico e surreale, a metà fra realtà e sogni. Anni dopo da adulto ogniqualvolta gli sia capitato di incontrare scene dalla stessa atmosfera inquietante ne ha catturato l’immagine con la sua macchina fotografica. Nel 2002 ha raccolto tutte queste immagini “metafisiche” nel suo progetto editoriale “Kiriko no machi (キリコの街) / De Chirico’s Shadow (L’ombra di De Chirico)”, premiato nel 2003 con il Society of Photography Award.

“È interessante osservare in un contesto tipicamente italiano, come quello di Villa Serra, nei bellissimi parchi di Nervi, il Giappone visto da un fotografo giapponese ispirato dal mondo surreale di un pittore italiano – spiega Shimokawa – Nelle foto di Nakazato non si riconoscono le tipiche caratteristiche del Giappone, al contrario si ha l’impressione che ritraggano un mondo ultraterreno”. Lo stesso distacco dal Giappone “tipico” lo abbiamo anche nella selezione di opere tratte dal progetto “Tōkei”, pubblicato nel 2006. Qui l’artista ci svela un luogo insolito di Tokyo, Mukojima, un quartiere che preserva il fascino storico del periodo Showa, prima della Seconda Guerra Mondiale, in un complicato dedalo di vicoli fiancheggiati da vecchie abitazioni in legno, case a schiera (o nagaya) e laboratori.

“Vagabondando smarriti per le strade si percepiscono gli strati accumulati della vita della città – racconta Nakazato – Un paesaggio urbano originale ora scomparso da Tokyo (anzi da tutto il Giappone) torna a vivere, evocando un sospiro nostalgico per cose che ormai sono solo ricordi”. In questi scatti emergono le atmosfere più cupe dell’artista, in visioni notturne, con la sola luce artificiale, un tratto distintivo già apprezzato anche nella serie “De Chirico’s Shadows”.

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