Genova. In collaborazione con il Museo di Storia Naturale “Giacomo Doria” giovedì 6 maggio alle ore 16 su YouTube gli Amici del Museo “G. Doria” invitano al convegno su “Le grandi epidemie nella storia della medicina e della letteratura”.
È una lotta antica e senza fine quella tra l’uomo, ultimo giunto sulla Terra, i virus e i batteri, i primi a popolarla (l’Homo sapiens arrivò sulla terra circa 200mila di anni fa, i cianobatteri circa 3,5 miliardi di anni prima). Nessuno è destinato a vincerla ma ostinatamente continuano a combattersi e addirittura a convivere nello stesso organismo (microbioma).
Convinto di aver vinto la guerra contro i microbi, essere entrato in un’epoca post-infettiva e aver sconfitto le grandi epidemie del passato, nel secolo scorso l’uomo si dedicò a combattere contro altre malattie non contagiose: quelle cardiovascolari, il cancro, quelle metaboliche e dell’invecchiamento. Così non è stato: i batteri hanno sviluppato l’antibiotico resistenza, nuove malattie virali sono apparse sulla scena (HIV, Ebola, Covid-19) mentre ancora di recente casi di peste sono stati registrati in Asia, America del Sud e del Nord e Africa (2017). Solo il vaiolo è stato dichiarato scomparso definitivamente.
In ogni epoca le epidemie hanno trovato ampio spazio nelle opere di autori nazionali e internazionali. Quando si parla di grandi epidemie in letteratura il pensiero va subito alla peste di Milano del 1630 descritta da Manzoni ne “I promessi sposi” o alla Morte Nera del 1347 – 1352, di cui parla Boccaccio nel “Decamerone”. Della peste di Atene scrissero Tucidide nella “Guerra del Peloponneso” e Lucrezio nel “De rerum natura” con toni ben diversi l’uno dall’altro: la descrizione di Tucidide, testimone diretto dei fatti, è ispirata alla storiografia scientifica e gli avvenimenti sono ricostruiti in maniera rigorosa, usando un linguaggio medico e realistico, mentre Lucrezio dimostra maggiore partecipazione emotiva e approfondimento psicologico.
In seguito a malattie epidemiche sono morti autori famosi (Giacomo Leopardi a causa del colera, Guillaume Apollinaire per influenza spagnola), altri ne sono miracolosamente guariti (Ernest Hemingway). Nell’aprile 2020 il Covid-19 ha portato via Luis Sepulveda, scrittore e poeta dell’utopia, del sogno e della fiducia nell’uomo. Le epidemie hanno destato l’interesse di molti Premi Nobel per la Letteratura: più di recente Albert Camus (“La peste”, 1947) e Josè Saramago (“Cecità”, 1995). Oggi in un mondo globalizzato e interconnesso la lettura di “Spillover” (2012), thriller della paura da contagio, assume un valore quasi profetico nel raccontare il salto dei virus da alcune specie animali all’uomo.
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