Genova. Dall’1 al 6 giugno alle ore 19 (domenica alle 16) al Teatro “Eleonora Duse” Tullio Solenghi porta in scena “La risata nobile. Da Aristofane ad Achille Campanile”, prodotto da Teatro Pubblico Ligure e per la regia di Sergio Maifredi. Lo spettacolo è una celebrazione della risata e del suo potere liberatorio: una reazione così umana e così diretta affidata a Solenghi diventa arte. Ironia e umorismo da sempre offrono uno sguardo trasversale sulla realtà.
“Se quando ho iniziato a fare l’attore mi avessero detto che un giorno nel fare teatro avrei dovuto specificare ‘in presenza’ li avrei definiti folli – afferma Solenghi – Senza la presenza del pubblico non esiste teatro, per questo sono ancora più elettrizzato nel sapere che presto riabbraccerò il mio pubblico. Lo faccio con uno spettacolo che è nato prima del Covid-19 ma che sembra propizio per innalzare lo spirito e alleggerire la mente, componenti essenziali di quella famosa difesa immunitaria che di questi tempi tanto viene auspicata”.
“La risata nobile” è una cavalcata attraverso i secoli di tutti gli autori che si sono occupati di scrittura comica. Sarà dunque una serata di parole nobili dedicate al sorriso. La risata è una rivoluzione senza effetti collaterali: ce n’è sempre bisogno e salva la vita ma il suo potere eversivo l’ha sempre resa invisa ai potenti. Sarà per questo che la letteratura comica è sempre stata una Cenerentola.
Tullio Solenghi vuole restituirle il rango che merita e da Cenerentola trasformarla in principessa. Il viaggio è lungo, tanti hanno messo su carta la risata che rende liberi: da Aristofane a Marziale e Catullo, passando per Cecco Angiolieri, fino ad arrivare ad Achille Campanile, Ennio Flaiano, Metz, Umberto Eco e poi Stefano Benni, Gino e Michele, Umberto Simonetta, Enrico Vaime. Tante penne e tanti guizzi di intelligenza indomabili. Sulla scomparsa della “Commedia” di Aristotele Umberto Eco ha concepito il best seller “Il nome della rosa”, in cui si è disposti ad uccidere pur di evitare che si diffonda il potere incontrollabile della risata, ritenuto diabolico. L’ironia non ha confini e Tullio Solenghi la porta in dote come un maestro.
“Si torna con il teatro a respirare aria buona – dichiara Maifredi – Lo facciamo con una risata liberatoria che affido a Tullio Solenghi, ha la sua scintilla in Aristofane e arriva fino al nostro Paolo Villaggio. È un onore per Tullio e me tornare in scena nella nostra città e alla sala Duse in particolare. Ridere di nuovo insieme ora acquista ancor più significato: vuol dire esserci, consapevoli di quanto questo sia straordinario”.
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