Genova. Sabato 4 giugno alle ore 20:30 nel salone di rappresentanza di Palazzo Doria Tursi Fabio De Rosa al flauto e Laura Papeschi all’arpa si esibiranno nel concerto “Magia sonora per flauto e arpa”. In programma i brani “Baroc flamenco per arpa sola” di Deborah Hanson Conant (1953), le cinque composizioni “Reverie”, “Arabesque”, “Bruyères”, “Prèlude” e “Menuet” di Claude Debussy, le “Variazioni su un tema in stile antico per arpa sola” di Carlos Salzedo (1911), “Tango Etudes n° 3 per flauto solo” di Astor Piazzola (1987) e la “Sonata per flauto e arpa” di Nino Rota (1937).
I cinque brani di Debussy, originali per pianoforte e trascritti per flauto ed arpa, risultano essere estremamente efficaci per l’espressività, la timbrica e i colori tipici della scrittura del duo e sono quindi entrati di diritto a far parte del loro repertorio. I “Tango Studi” sono stati composti da Piazzolla e inizialmente pensati per il flauto traverso, con l’indicazione di poterli eseguire anche con il violino. Successivamente ne è stata fatta una trascrizione per sassofono contralto dallo stesso Piazzolla, con l’aiuto del sassofonista francese Claude Delangle. Nella premessa il compositore consiglia all’interprete di esagerare gli accenti ed enfatizzare i respiri, lasciandosi ispirare dalle esecuzioni dei tanghi sul bandoneon.
Carlos Salzedo riproduce timbri, colori e dinamiche sonore tali da mettere in primo piano l’arpa e i movimenti che l’arpista deve compiere per ottenere un risultato che attragga l’attenzione del pubblico su di sé. Ogni variazione richiede una poderosa tecnica strumentale per esprimere al meglio i colori e l’amore che l’autore ha per l’arpa moderna con tutte le sue potenzialità musicali, timbriche e sonore. Il “Baroque Flamenco” è stato composto da Henson Conant ispirandosi al primo brano eseguito dalla compositrice all’arpa da bambina, il “Minuetto in sol minore” di Jean Jaques Rousseau. Lo ripensa facendo confluire la figura di una regina barocca (Baroque Queen) e quella di una ballerina di flamenco (Flamenco Dancer). Il brano mette in risalto lo strumento attraverso un utilizzo che va oltre i confini dell’utilizzo prettamente classico della cordiera, della tavola armonica e delle mani stesse, che “ballano” sull’arpa passando da un eccesso all’altro, per poi tornare alla compostezza del minuetto barocco.
La “Sonata per flauto e arpa”, edita da Ricordi, è invece uno dei lavori cameristici più rappresentativi della poetica neoclassica rotiana, definita da Gavazzeni “la misura più perfetta offerta da Rota”. È dedicata all’arpista Clelia Gatti Aldrovandi (1901 – 1989), esimia solista e musicologa molto attiva nel campo delle trascrizioni dal repertorio per liuto e clavicembalo. La scrittura dei tre movimenti si caratterizza per l’ironica semplicità neoclassica dei temi, cui si contrappone la sonorità quasi orchestrale dell’accompagnamento.
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