Genova. Si inaugura sabato prossimo 16 giugno 2018 alle 17 presso la sede di Satura Art Gallery a Palazzo Stella, sito nell’omonima piazza nel cuore del centro storico genovese, la mostra personale “Electricity” di Horst Beyer a cura di Mario Napoli.
Dopo l’inaugurazione, la mostra resterà aperta tutti i giorni da lunedì 18 fino a sabato 30 giugno 2018 con orario 15 – 19 dal martedì al sabato.
Intrecci plastici come fondamento, l’opera di Horst Beyer è legata alla meta-pittoricità di una mediazione tra forze di tensione e trazione. L’informale è una consistenza di linee prepotenti, struttura fisicamente espressa capace di ridursi a contenitore di un’energia espressionista; un linguaggio visuale che si snoda adottando i fili elettrici come elemento simbolico mutuato della contemporaneità, prestato ad una causa artistica in cui Beyer astrae liberamente i contenuti espressivi di una ricerca senza compromessi.
L’artista tedesco concepisce, in linea con i fondamenti dell’astrattismo, l’arte come visualizzazione e non rappresentazione da cui deriva l’articolarsi della superficie dell’opera in una costruzione che si poggia sull’interazione di visione rispetto a qualcosa di fisicamente definito.
I fili elettrici, decontestualizzati dalla loro funzione, non vengono utilizzati in maniera autoreferenziale, ma come elemento pittorico e grafico, cristallizzando il divenire in una forma. L’opera diventa effigie dinamica di possibilità, agitata dal fluire di forze che si contrappongono o convergono, rappresentate metaforicamente dall’idea di elettricità che è connaturata ai giochi di luce della lucentezza metallica.
Dall’astrazione l’artista passa all’estrazione, operazione potentemente materica del rame che l’artista libera dal suo involucro come un codice morse di variazioni lineari, quando l’informale per Beyer è a tutti gli effetti un discorso da recepire, introiettare, scoprire mano a mano in tutte le componenti sintattiche che sottendono la complessità delle sue costruzioni iconiche. Beyer plasma la materia, la scopre convertendone alla mediazione artistica il naturale potere riflettente, un potenziale di bagliori che l’artista mescola alle cromie pop dei rivestimenti sintetici, in un gioco di organicità potenzialmente espresse.