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Genova, Paola Gassman e Ugo Pagliai in scena in “Romeo e Giulietta – Una canzone d’amore”

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Genova. Ugo Pagliai e Paola Gassman sono i protagonisti di “Romeo e Giulietta – Una canzone d’amore”, che la compagnia Babilonia Teatri ha tratto dal testo di William Shakespeare e sarà in scena da giovedì 20 a sabato 22 maggio al Teatro Ivo Chiesa.

Vincitori del Leone d’argento alla Biennale di Venezia nel 2016, i Babilonia Teatri, fondati da Enrico Castellani e Valeria Raimondi insieme a Luca Scotton, hanno saputo segnare con un codice e un ritmo proprio gli anni Zero del nuovo secolo, raggiungendo notorietà in Italia e all’estero. Con lo sguardo profondo e irriverente che da sempre li caratterizza hanno ribaltato radicalmente la prospettiva dell’iconica opera shakespeariana, mettendo al centro dello spettacolo una coppia inossidabile in teatro e nella vita come quella formata da Pagliai e Gassman.

Svaniscono in un istante tutte le vicende minori della tragedia shakespeariana – la diatriba tra i Capuleti e i Montecchi, i delitti, i genitori di Giulietta, il frate – mentre i due sfortunati amanti vengono inquadrati in una fase della vita ormai lontana dai tremori adolescenziali, svelando ben altri risvolti dell’animo umano. Con l’indiscutibile talento che li ha sempre contraddistinti, Pagliai e Gassman non esitano a mettersi in gioco. Cambia l’età di Romeo e Giulietta ma non il binomio amore – morte su cui si basa il capolavoro shakespeariano. Lo spettacolo ci fa riflettere su quanto questa storia sia anche nostra, su quanto sia quella degli attori che la interpretano, su quanto a lungo possa ancora sopravvivere a sé stessa dopo averci accompagnati.

“Le scene in cui Romeo e Giulietta si incontrano e dialogano, isolate dal resto del testo, assurgono a vere e proprie icone di un amore totale e impossibile – affermano i Babilonia Teatri – Il fatto che a pronunciarle siano Paola Gassman e Ugo Pagliai, legati sentimentalmente da più di cinquant’anni, le rende commoventi e profonde. Le rende concrete e per quanto poetiche non suonano mai auliche. I continui riferimenti alla morte, alla fine, alla notte e alla tomba, di cui Shakespeare punteggia l’intero testo, assumono qui una veridicità che sconvolge ed emoziona, spingendoci a empatizzare con gli attori sulla scena”.

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