Genova. Venerdì 19 maggio alle ore 18 alla libreria La Feltrinelli Giovanni Baglioni, artista fra più i originali nel panorama italiano della chitarra acustica contemporanea solista, presenterà il nuovo album “Vorrei bastasse”, pubblicato a più di dieci anni di distanza dal precedente “Anima meccanica” e contenente otto brani inediti in cui conferma un estro compositivo peculiare e accompagnato da una padronanza tecnica affinata con il suo percorso di esecutore e compositore.
Fin dalla scelta del titolo è la testimonianza di un sentimento di inquietudine che ha accompagnato l’artista. Da un lato il peso delle aspettative che ha percepito e lo hanno a tratti scoraggiato e fatto dubitare della scelta del proprio percorso di vita. Dall’altro il malcontento e l’amarezza per un mondo che sembra interessarsi sempre meno all’essenza in favore dell’apparenza e brama i personaggi perché la musica sembra bastare sempre meno. “È un atto liberatorio, con il tempo ho dovuto riconoscere che la musica è il linguaggio che più mi parla e mi emoziona – dichiara – Ho tentato più volte di allontanarla ma alla fine ha vinto lei e mi sono dovuto dolcemente arrendere al fatto che sia la mia strada”.
Nella copertina realizzata da Alessandro Dobici è rappresentato il rapporto che l’artista vuole instaurare con il pubblico: in contrasto con un mondo che sgomita per manifestare la propria presenza si offre al mare come un messaggio in bottiglia che chiunque può scegliere di raccogliere e accogliere, senza che sia esso ad imporsi. “Vorrei bastasse la musica, perché già nella sola musica c’è tanta passione, dedizione, impegno”, dice ancora.
Il disco è accompagnato dall’uscita del brano “Emisferi”, eseguito con chitarra e pianoforte in simultanea. “La ricerca tecnica può essere un percorso molto stimolante, che però rischia di trascinare in un vortice che allontana dalla centralità del discorso musicale, diventando essa più il fine che il mezzo – afferma Giovanni Baglioni – In questo caso l’idea di utilizzare due strumenti è nata dalla sfida di suonare con una mano sola, con la tecnica del tapping, una parte pensata inizialmente per due mani. Il risultato è un dialogo fra i due strumenti che inizia curioso e guardingo, s’infittisce e si anima nella parte centrale per poi acquietarsi e rarefarsi nel finale”.