Carlo Cecchi sceglie la follia e la recita della follia di Enrico IV per parlare del Teatro, vero protagonista di questo spettacolo. È un feroce corpo a corpo – teatrale, culturale, umano – quello che lega il grande Carlo Cecchi a Luigi Pirandello. Cecchi ha affrontato la complessità (e la pedanteria) pirandelliana con esiti straordinari. Dopo i memorabili allestimenti di L’uomo, la bestia e la virtù, portato in scena nel 1976, e Sei personaggi in cerca d’autore, in tournée dal 2001 al 2005, Cecchi dirige finalmente Enrico IV.
Per “Sei personaggi” Cecchi dichiarò:
Con Pirandello ho un rapporto doppio: lo considero, come tutti, il più grande autore italiano. E anche il più insopportabile. Ma è un nodo nella tradizione del teatro italiano e va affrontato con il rispetto che gli si deve.
Così Carlo Cecchi e il suo gruppo di formidabili interpreti – spiccano Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò – restituiscono all’Enrico IV una sorprendente forza teatrale. “Il testo fu scritto – ricorda il regista con la consueta ironia – per Ruggero Ruggeri, il ‘Grande Attore’ del primo Novecento. Dopo di lui molti altri Grandi Attori si sono cimentati con questo monumento alla Grandattorialità. Ho ridotto molte delle lunghe battute del Grande Attore. Così gli altri personaggi acquistano un rilievo che spesso perdono, soverchiati dal protagonista.
In alcuni dialoghi ho ‘tradotto’ la lingua originale in una lingua teatrale a noi più vicina. E ho usato la follia e la recita della follia di Enrico IV per parlare del teatro. Il vero tema dello spettacolo è il teatro nel teatro e il teatro del teatro”.