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“Da Ferrara alla Libia” – Mostra di Achille Funi e Mimì Quilici Buzzacchi

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"Da Ferrara alla Libia" mostra Achille Funi e Mimì Quilici Buzzacchi

Curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone e realizzata in collaborazione con l’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi di Roma, la mostra presenta le opere di due artisti che, uniti da un profondo rapporto umano e professionale, consolidato alla fine degli anni trenta dalla comune partecipazione al programma di opere pubbliche in Libia, condivisero anche il legame con Ferrara.

Achille Funi (Ferrara 1890 – Appiano Gentile, Como, 1972) mantenne intensi rapporti con la città natale anche dopo il trasferimento a Milano nel 1906 e vi fu impegnato, tra il 1933 e il 1938, nella decorazione della Sala della Consulta del Palazzo Comunale. Mimì Buzzacchi (Medole, Mantova, 1903 – Roma 1990) visse a lungo nel capoluogo estense a seguito del matrimonio, celebrato nel 1929, con il giornalista Nello Quilici, direttore del Corriere Padano. Entrambi furono poi attivi in Libia, chiamati da Italo Balbo, allora governatore della colonia, che costituì in terra africana un “cenacolo” di artisti ferraresi cui fu affidata la decorazione di edifici pubblici e chiese a Tripoli e nei nuovi villaggi agricoli costruiti in prossimità della costa.

Di Funi la mostra presenta un corpus di disegni realizzati negli anni del primo conflitto mondiale, quando l’artista – partito per il fronte nel 1915 con il Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti insieme a Marinetti, Boccioni, Sant’Elia, Sironi e Bucci, e nominato l’anno seguente ufficiale nel corpo dei bersaglieri – fu distaccato, in un periodo di frequenti spostamenti, a Caposile, Grave di Papadopopoli e Pesaro. I disegni, esposti un’unica volta a Milano nel marzo del 1997, sono rimasti a lungo nella residenza pesarese della famiglia degli attuali proprietari, cui l’artista stesso li aveva donati.

Le opere, nel complesso, rivelano quel cambiamento espressivo che portò Funi a passare da un linguaggio di matrice futurista a forme nitide e precise che di lì a poco connoteranno l’estetica del gruppo di “Novecento”. Sono caratterizzati da un segno grafico duro e da una nuova impostazione espressiva, influenzata dalla coeva svolta primitivista di Carla Carrà, ma ancor più dalle solide volumetrie di Paul Cézanne.

Di Mimì Quilici Buzzacchi si propongono le incisioni raccolte nella cartella Italia Antica e Nuova, pubblicata nel 1939 con prefazione di Ugo Ojetti, in cui l’asciuttezza e il rigore compositivo si fondono con squarci prospettici dinamici in una generale atmosfera misteriosa, rivelando come l’artista avesse correttamente recepito le suggestioni metafisiche di Giorgio de Chirico e le tensioni dell’aeropittura futurista.

In mostra sono testimoniati, grazie anche al materiale documentario proveniente dall’archivio dell’artista, i suoi interventi decorativi in Libia, mentre alcuni dipinti di soggetto coloniale, esposti nel 1939 alla Galleria Genova nel capoluogo ligure, restituiscono le impressioni del suo primo soggiorno in Libia nel 1936.

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