Sori. La VII Stagione SoriTeatro, organizzata da Teatro Pubblico Ligure con la direzione artistica di Sergio Maifredi, proseguirà giovedì 3 febbraio alle ore 21 con lo spettacolo “Il contrabbasso”, scritto da Patrick Süskind, interpretato da Andrea Nicolini, che nella sua veste di attore e compositore lo incarna alla perfezione, e diretto da Luca Giberti.
La commedia nera pubblicata nel 1981 è entrata a pieno titolo fra i testi di culto della drammaturgia contemporanea ed è ora messa in scena in una nuova produzione che ha circuitato in alcuni dei principali teatri nazionali d’Italia. L’esilarante e al tempo stesso inquietante monologo ritrae le aspirazioni, le aspettative e le fragilità di un contrabbassista d’orchestra d’opera, che racconta di sé attraverso il rapporto con il suo strumento musicale e finendo per assurgere a simbolo dell’insignificanza dell’intellettuale nella vacuità della società contemporanea.
Un testo visionario, irresistibilmente comico e perturbante, un one man show di una una delle voci più nuove e interessanti del panorama contemporaneo. Cavallo di battaglia del polacco Jerzy Stuhr negli anni ’80, il ritratto che ne danno Giberti e Nicolini è disincantato ma carico di passione e rappresentativo delle frustrazioni e contraddizioni dell’uomo moderno. Nella sua casa di single perfettamente insonorizzata, solo con il suo contrabbasso, il protagonista ci parla della musica, del suo rapporto con la vita: complesso, sfaccettato, materico e intellettuale insieme.
Il musicista commenta, critica, ci fa ascoltare i suoi dischi, suona, beve, si entusiasma, esplode in imprecazioni e grida. Si delinea così la vita di un uomo in una piccola stanza, involucro bianco ed essenziale, quasi fosse un’estensione volumetrica delle caratteristiche del personaggio. “Scrivendolo ho attinto ad esperienze personali nei limiti in cui ho trascorso e trascorro la maggior parte della mia vita in stanze sempre più piccole, abbandonare le quali mi riesce sempre più difficile – spiega Süskind – Spero tuttavia di trovare prima o poi una stanza così piccola che mi avvolga in modo così stretto da poterla portare con me il giorno in cui dovessi traslocare ancora”.
Per accumulo di dettagli e frasi non dette emerge gradualmente il ritratto di un uomo in cui s’intrecciano solitudine, orgoglio, perfezionismo, contemplazione estatica, struggimento: il fiume sotterraneo di un’energia sull’orlo di una violenta esondazione. La direzione di Luca Giberti pone al centro il lavoro dell’attore musicista “Tutte le altre scelte di regia, estetiche, musicali, scenotecniche avvengono, per così dire, a valle del lavoro di prova – annota – Ho voluto dar vita ad uno spettacolo per tutti. Non credo in un teatro di matrice intellettuale, inaccessibile, libresco, noioso o per pochi”.
“La meticolosa preparazione del performer è al servizio di una lettura del testo acuta, penetrante e volta ad uno spettacolo totale, coinvolgente, epifanico – aggiunge – La definizione di una partitura fisica rigorosa consente di scolpire il tempo con efficacia e scandire la progressione del personaggio e l’evocazione delle situazioni e del vissuto da lui raccontati. L’attenzione alla drammaticità della vicenda non è tale da eclissare gli aspetti umoristici del testo, rivelatori dell’arguzia graffiante del suo autore, l’homo ridens che travalica l’homo tragicus”.