Genova. L’8 e 9 marzo sarà il Teatro dell’Ortica vivrà un fine settimana dedicato al mondo drag, sospeso tra maschile e femminile. Sabato alle ore 18:30 tornerà in scena “Finora” con Anna Giusto e Giancarlo Mariottini. Lo spettacolo nasce dalla ricerca personale di due artisti all’interno delle identità del maschile e del femminile, giocando con il pretesto e la maschera della drag queen, che è a tutti gli effetti una maschera, come quella del clown.
Una maschera postmoderna che gioca sull’eccesso e l’estremizzazione, smaccatamente finta, del femminile, per mettere dei punti di domanda sugli stereotipi ancora profondamente radicati in una società che è ancora profondamente maschilista e considera una minaccia ciò che turba la rigidità delle nostre norme di genere. Un modo diverso di gettare luce sull’umanità al di là dei pregiudizi, attraverso una maschera, in cerca di una verità.
Le due drag di “Finora” (o meglio, per l’esattezza, una drag queen e una hyperqueen, visto che dietro a lustrini trucco tacchi alti e parrucche stanno un attore e un’attrice, Giancarlo Mariottini e Anna Giusto) giocano con gli stilemi classici del genere (lipsync, balli, sfilate) per coinvolgere il pubblico in un flusso caotico che possa interrogarci sul valore del momento teatrale. Si sta in un’attesa del momento, che non sarà finora, non sarà ancora, non sarà sempre e non sarà mai: sarà, si spera, ora.
Domenica dalle 10 alle 18 il teatro ospiterà il laboratorio teatrale “Alla scoperta del mondo drag”, che offrirà la possibilità di avvicinarsi e conoscere il mondo del drag grazie a quelli che sono i suoi capisaldi: pillole di storia drag e queer, ricerca del personaggio, performance, trucco e parrucco. Con una sessione di esplorazione del mondo drag, di ricerca della propria drag persona e dell’espressione di se stessi.
Finora, ossia Miss Drag Queen Italia+ 2024, e Máskara, Miss Emotions Liguria 2024, guideranno i partecipanti in prima persona passo passo per far provare loro la sensazione di immergersi nella profondità di questa pratica in quanto strumento di autoconoscenza e liberazione artistica, in cui il drag non è una maschera che nasconde ma che libera attraverso un’esperienza catartica individuale e collettiva.
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