La sentenza

Assolto dall’accusa di maltrattamenti il marito della 31enne suicida a Sampierdarena perché temeva di perdere i figli

L'inchiesta sulla tragedia sarà archiviata: la consulenza tecnica esclude qualsiasi responsabilità dell'uomo

tribunale genova

Genova. E’ stato assolto dall’accusa di maltrattamenti il muratore 37enne marito della donna che si è tolta la vita il 7 gennaio  di quest’anno gettandosi dal quarto piano del palazzo dove viveva in via Cantore a Sampierdarena.

La tragedia aveva scosso il quartiere anche perché subito dopo che la 31enne, madre di quattro bambini che erano in casa in quel momento, si era lanciata nel cavedio, anche la sorella aveva fatto lo stesso. Quest’ultima è sopravvissuta ma è rimasta paralizzata.

La Procura aveva immediatamente fatto scattare gli accertamenti e aveva aperto un fascicolo sulla tragedia. Il sostituto procuratore Luca Monteverde aveva ipotizzato il reato  di istigazione al suicidio contro ignoti ma l’analisi del telefono dell’uomo e la consulenza tecnica sulla dinamica della tragedia, depositata dai giorni scorsi, escludono che ci possano essere a qualsiasi titolo responsabilità di terzi, e in particolare dell’ex marito che non solo non era in casa perché si era separato dalla donna ma non intratteneva a tempo alcun tipo di rapporto con lei.

La tragedia quindi sarebbe maturata nel rapporto molto stretto tra le due donne che accusavano l’ex marito della più giovane di aver abbandonato la famiglia per rifarsi una vita. Addirittura la donna lo aveva accusato di essere un estremista islamico, ma le indagini della Digos lo avevano immediatamente scagionato.

Di un vero e proprio “rancore” verso l’uomo parlava anche una la sentenza con cui l’uomo, difeso dall’avvocata Anna Serafino,  era stato condannato a 4 mesi per aver chiuso in casa per circa due ore le due donne. Lui aveva parlato di una sbadataggine per aver preso il secondo mazzo di chiavi, la giudice lo ha condannato ma ha rilevato “un alto livello di conflittualità” tra i coniugi e il ruolo della donna “tutt’altro che passivo”, con continue e inspiegabili chiamate alla polizia negli ultimi mesi “quasi come se lo stesso dovesse subire il processo penale non tanto per le condotte che gli sono state contestate, quanto piuttosto per la sua scelta di separarsi e di iniziare un nuova vita” aveva scritto la giudice.

La 31enne, sempre dopo la separazione, lo aveva denunciato una seconda volta, questa volta per maltrattamenti, ma il processo si è chiuso ieri con l’assoluzione.

La decisione di togliersi la vita era maturata a qualche giorno  dal’ennesima udienza in tribunale sulla separazione, udienza che avrebbe dovuto affrontare anche la questione dell’affidamento dei quattro bambini (che ora sono stati affidati all’ex marito).Nell’udienza precedente aveva dato in escandescenze e il giudice aveva dovuto riprenderla più volta. Temeva quindi di perdere l’affidamento dei figli e ha compiuto il gesto estremo. E la sorella, con cui viveva in simbiosi, quando ha visto la scena ha deciso di fare lo stesso.

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