Genova. I carabinieri del nucleo investigativo di Genova hanno arrestato un portuale genovese di 35 anni: secondo le indagini avviate dalla Procura di Genova, sarebbe il complice di Federico Pinna e Cosimo Spampinato, finiti in manette a febbraio 2024 mentre uscivano dal porto con 145 chili di cocaina in auto e condannati a 13 e 8 anni di carcere lo scorso dicembre.
Secondo i carabinieri il portuale 35enne ha fornito appoggio logistico e dettagli per agevolare l’ingresso e i movimenti dei due colleghi in porto in cambio della promessa di un compenso di 100mila euro. Il collega, anche lui dipendente di Spinelli, li aveva accompagnati in un sopralluogo mostrando le vie di accesso e di fuga, gli ha consegnato un badge plastificato che consentiva l’accesso all’area portuale, gli ha indicato con precisione il punto in cui era stato posizionato il container con la droga e ha informato con un messaggio sul cellulare della presenza di estranei nei pressi del container, dando infine il via libera all’azione criminosa.
Quella notte, all’ingresso dei cancelli che consentono l’accesso alle aree portuali di stoccaggio dei container, i carabinieri avevano individuato Pinna e Spampinato all’interno di una Fiat Panda rossa, la cui targa non risultava censita tra quelle autorizzate ad accedere nella zona del terminal. Intuendo, a conferma di accertamenti preventivi, che potessero andare a ritirare un ingente carico di stupefacente, avevano deciso di procedere a controllo dell’autovettura all’uscita dall’area portuale intimando l’alt. L’autista però aveva tentato di darsi alla fuga, speronando l’auto dei carabinieri. Mentre uno degli occupanti veniva immediatamente bloccato all’interno del mezzo, l’altro aveva tentato di scappare a piedi, venendo fermato dopo poche decine di metri da altre pattuglie giunte in aiuto.
In macchina erano stati rinvenuti quattro borsoni contenenti 145 chili di cocaina, suddivisa in 130 panetti, e telefoni cellulari. I due erano stati arrestati per traffico di sostanze stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Dagli ulteriori accertamenti tecnici, effettuati anche con la sezione Cyber del reparto operativo, sono stati analizzati i telefoni cellulari criptati, da cui è emerso come il portuale utilizzasse un nickname per le comunicazioni con i complici.