Genova. Maurizio Sciotto, il portuale di 35 anni dipendente del terminal Spinelli arrestato ieri su ordinanza di custodia cautelare in carcere per essere coinvolto in un traffico internazionale di cocaina che aveva già portato all’arresto e poi alla condanna di Federico Pinna e Cosimo Spampinato, avrebbe dovuto guadagnare 100mila euro per il suo contributo.
Il suo ruolo, sostiene il pm Federico Monotti della Dda, era fondamentale per l’organizzazione in quanto Sciotto aveva prima accompagnato Pinna e Spampinato con la sua auto in un sopralluogo all’interno del termial Spinelli per mostrare il passaggio dal quale avrebbero potuto arrivare facilmente al container con la cocaine e nel contempo aveva fornito agli altri due il badge del terminal di cui è dipendenteper entrare e uscire indisturbati.
Secondo quando ricostruito dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo che hanno analizzato i telefoni cellulari criptati è emerso come Sciotto utilizzava il nickname Aeroplano per le comunicazioni con i complici, mentre Pinna che usava il nick “Lupin”. Ancora da accertare chi del gruppo usasse il soprannome “Garibaldi”, ma le indagini sono in corso. Nelle indagini è coinvolto un quarto portuale che ha certamente partecipato alla fase preparatoria del colpo ma ancora non è chiaro se abbia effettivamente avuto un ruolo decisivo anche il giorno in cui sono scattati gli arresti.
Mentre per Sciotto nei telefoni e nelle intercettazioni ambientali anche successive agli arresti, ci sono tutti gli elementi di prova della partecipazione al traffico.
La sera del 7 febbraio 2024 infatti Pinna e Spampinato erano stati arrestati dopo non si erano fermati all’alt dei militari dell’Arma mentre uscivano dal porto con una panda rossa imbottita di cocaina. Sciotto in quel momento era dentro il terminal ma, come spiega in una delle intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Elisa Campagna era “dall’altra parte”. Ha visto i lampeggianti e ha buttato il telefono ‘dedicato’ – racconta a un collega dicendo che dalla paura aveva del tutto “perso la saliva”.
E’ preoccupato che gli arrestati facciano il suo nome ma cerca di tranquillizzarsi visto che Pinna è suo amico di infanzia e “non credo che mi infama”. E in effetti non saranno i due arrestati a “infamarlo” ma le indagini dei carabinieri che sono risaliti a lui grazie alle intercettazioni e alle ulteriori indagini tecniche che hanno portato all’arresto.
Per la gip Sciotto deve stare in carcere visto che, pur essendo formalmente incensurato, potrebbe commettere reati dello stesso tipo se lasciato libero visto che ha mostrato grande capacità organizzativa e professionalità nell’organizzazione dell’esfiltrazione della droga e visto il ruolo che ha nel porto essendo dipendente di un terminal con conseguenti accessi in porto senza controlli.
Peraltro, spiega la giudice, da un’intercettazione emerge che il portuale non solo è un abituale consumatore di cocaina ma gestirebbe anche un piccolo giro di spaccio. Tutti elementi che, insieme all’amicizia pluridecennale con Pinna (che ha due precedenti specifici nel traffico di droga, rendono concreto il rischio di reiterazione del reato.