Sanità

Liste d’attesa, la Liguria investe altri 10 milioni: nuove risorse ai privati per la diagnostica

Oltre 2,6 milioni destinati al percorso di tutela per chi non trova appuntamenti nei tempi previsti, ma si teme il caos nei call center a partire dal 14 aprile

Risonanza magnetica

Genova. Dalla Regione arrivano 10 milioni di euro per abbattere le liste d’attesa. La maggior parte, oltre 7,3 milioni, servirà per acquistare nuove prestazioni di diagnostica per immagini da privati autorizzati e accreditati, mentre la somma restante sarà destinata al percorso di tutela per la presa in carico dei pazienti che non riusciranno a trovare appuntamenti nei tempi stabiliti dalle prescrizioni. A disporre lo stanziamento è una delibera approvata nell’ultima seduta di giunta, a pochi giorni dalla data del 14 aprile che dovrebbe segnare l’inizio di una piccola rivoluzione per la sanità regionale.

La prima quota di finanziamento non rappresenta una novità. Era stata la giunta Toti nel 2024 a mettere sul piatto 7,4 milioni in modo da rinforzare le agende del Cup con 120mila prestazioni aggiuntive tra ecografie, radiografie, risonanze magnetiche e Tac. Un’iniezione che aveva contribuito in effetti ad abbattere le liste d’attesa nel breve periodo senza gravare in alcun modo sugli utenti finali. L’intenzione era quella di triplicare le risorse a disposizione, ma poi la maxi inchiesta e l’entrata della giunta in “modalità provvisoria” hanno bloccato di fatto le procedure amministrative. Ora la giunta Bucci riprende il filo del discorso e aggiunge alla nuova dotazione il tesoretto da oltre un milione di euro avanzato dall’ultima manifestazione di interesse. Anche in questo caso sarà Alisa a distribuire i soldi alle singole Asl “tenendo conto del peso e della complessità della singola azienda”.

Al percorso di tutela saranno destinati 2,66 milioni di euro, che potranno essere usati sia per le “prestazioni aggiuntive fornite dai professionisti in servizio presso le aziende sanitarie” – in atre parole gettoni per i medici o acquisizione di attività intramoenia – sia per acquistare ulteriori “prestazioni erogate da strutture private accreditate”. Si tratta di visite ed esami che potranno essere proposti a chi, attraverso i normali canali di prenotazione, non troverà risposte secondo il livello di urgenza indicato nella ricetta, con particolare riferimento alla classe B, quella delle prestazioni da erogare entro 10 giorni. La logica sarà quella dell’area vasta: saranno considerate insieme Asl 1 e Asl 2, tutta l’area genovese compreso il Tigullio, la Asl 5 spezzina a sé stante.

Questa nuova modalità entrerà in vigore a partire dal 14 aprile, anche se i dettagli operativi sono ancora poco chiari. Per individuare i nuovi slot da assegnare ai pazienti presi in carico è stato istituito un apposito gruppo operativo formato da dirigenti delle Asl e delle aziende ospedaliere che non riceveranno alcun compenso aggiuntivo. Mentre saranno direttamente gli operatori del Cup (o i sistemi informatici) a proporre agli utenti l’entrata nel percorso di tutela, bisogna capire chi dovrà richiamarli per fissare un appuntamento: aspetto che preoccupa non poco lavoratori e sindacati, già entrati in allarme per il probabile intasamento dei call center in assenza di un servizio dedicato.

“Certamente sarà un momento importante in cui il sistema verrà un po’ stressato, ma d’altra parte dovevamo fare così“, ha risposto lunedì scorso l’assessore alla Sanità Massimo Nicolò. Anche per questo all’inizio la sperimentazione riguarderà un numero limitato di prestazioni, in particolare quelle monitorate dal piano nazionale di gestione delle liste d’attesa di Agenas, andando a incrementare man mano il ventaglio dell’offerta. “Poi col tempo ci saranno anche le altre visite, ma parallelamente ci sarà anche un aumento del numero delle persone che potranno rispondere ai call center, fare le telefonate e tutto il resto”, ha assicurato l’assessore.

Nel frattempo la Regione Liguria ha avviato un “percorso di collaborazione istituzionale in ambito sanitario” con la Regione Lombardia, con particolare riferimento all’area dell’emergenza-urgenza, “al fine di favorire lo scambio di buone prassi, il confronto tra modelli organizzativi e il miglioramento continuo dei servizi offerti”. I dettagli operativi saranno definiti con accordi successivi, mentre il soggetto attuatore sarà la direzione generale d’area guidata da Paolo Bordon. Per l’attuazione del provvedimento è fissata una spesa massima di 50mila euro all’anno.

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