Genova. Chicco Evani, nuovo mister della Sampdoria, parla nella prima conferenza stampa ufficiale insieme ad Andrea Mancini e la parola d’ordine è serenità, squadra corta e stretta, consapevolezza dell’importanza del momento, impegno e un feeling di amicizia nello staff che spera di trasmettere anche alla squadra. Per alleggerirla dalla pesantezza mentale e uscire dalle sabbie mobili della classifica. Perché anche in Nazionale l’Italia non era certo la più forte, ma ne è uscita con il gioco e con la compattezza. Ecco le parole del nuovo allenatore.
– Che emozioni ha provato a tornare a Bogliasco dopo 28 anni?
“Per me è un onore tornare in una società dove anche i tifosi mi hanno sempre manifestato rispetto e considerazione. Nonostante venissi dal Milan qui ho trovato un ambiente straordinario e non ci ho pensato due volte ad accettare quando mi è stata proposta questa opportunità. Non ho pensato alle difficoltà. È chiaro che la squadra ha dei problemi. Vorrei poterla aiutare tanto.
– Che ambiente ha trovato e su cosa state lavorando?
“Abbiamo trovato un gruppo positivo. Dal primo giorno abbiamo chiesto disponibilità e impegno e in questi giorni i ragazzi mi hanno sorpreso positivamente: perché la squadra nonostante la classifica non lo dimostri, sta bene, è allenata. Ha però una pesantezza mentale e si sa che quando sei preoccupato le gambe sembrano più lente rispetto alla condizione fisica. Speriamo di aver visto bene, abbiamo qualche giorno per lavorarci e i ragazzi sono consapevoli dell’importanza delle partite che restano. Sono sei finali ed è un momento di concentrarsi solo su quello che devono fare, di avere fiducia in se stessi, ma soprattutto nei compagni, nella squadra e nel gioco che cercheremo di fare”.
– C’è un modo per trovare l’equilibrio tra la fase offensiva e difensiva che è tutto l’anno che la squadra si porta dietro il problema?
“Stiamo lavorando su un sistema di gioco che garantisca questo equilibrio dove tutti devono partecipare, devono muoversi all’unisono. La squadra deve essere corta, stretta, non concedere spazi agli avversari. Allora diventa tutto più facile avere le distanze giuste e fare un certo tipo di pressing. Nessuno è capace di fare miracoli in poco tempo, mi affido alla disponibilità e all’intelligenza dei ragazzi. Manca quella sana ‘ignoranza’ che permette di arrivare in maniera sporca ai risultati”.
– Come spiega i tanti risultati dilapidati e la metamorfosi della squadra durante la partita?
“La squadra non ha tanti leader e nel momento delle difficoltà si deprime. Stiamo lavorando anche su questo, se c’è avversario che crea problemi è lì che deve esserci una squadra compatta e aggressiva. Ci sono giocatori validi individualmente e quando il gioco funziona le individualità aumentano e tutti fanno meglio. Il tempo è limitato, non abbiamo tanti margini di errore, dobbiamo sfruttare ogni partita e sabato è quella che ci permetterebbe di lavorare con più entusiasmo”.
– In questa stagione si è detto tante volte che la pressione dei tifosi poteva creare qualche problema, come potete trasmettere che è una spinta alle spalle e non un freno?
“So che c’era un ambiente un po’ ostile fra pubblico e squadra, che comunque non dava soddisfazione. I risultati non arrivano, se in una situazione complicata… però il fatto che ora sabato mi hanno detto che ci sarà un pubblico con un entusiasmo diverso, ci rende contenti, ma dobbiamo essere noi a trascinarlo, a far capire che stiamo dando tutto, che stiamo dando il massimo per la vittoria. Io li ho già apprezzati i tifosi della Sampdoria e ho detto che questo pubblico non è neanche da Serie A, ma da Champions League. Spero che sia scattata la molla”.
– Il calcio è fatto anche di avvenimenti strani. Evani poco tempo fa aveva rilasciato una bella intervista sul fatto che aspettava una chiamata. Se lo sarebbe immaginato di essere qui?
“Dopo aver fatto l’allenatore per tanti anni, dopo aver fatto il collaboratore in Federazione, in Nazionale con Roberto Mancini, avevo detto che mi sarebbe piaciuta un’opportunità, ma non avrei mai pensato a questa. E io vorrei restituire questo sentimento alla società, restituirlo alla squadra. Ci impegneremo tutti per fare il massimo. Si dice che tutto è difficile prima di diventare facile e farlo diventare facile dipende da noi”.
– Quanto è importante in un momento come questo un gruppo, a livello di staff, che è rimasto sempre unito in tutti questi anni?
“Speriamo di avere lo stesso risultato e lo stesso peso che siamo riusciti a ottenere con la Nazionale, proprio dall’amicizia. C’è un rapporto di lavoro, ma soprattutto c’è un rapporto di amicizia tra di noi. Questo feeling deve automaticamente trasferirsi anche alla squadra, perché anche in Nazionale non eravamo i più bravi, ma lo siamo diventati col lavoro e grazie a questo spirito che si era costruito tra staff e giocatori. Eravamo un tutt’uno ed è quello che dobbiamo diventare noi. I ragazzi devono credere nel nostro lavoro e noi nel loro e che questa serenità possa aiutarli a renderli più responsabili e più liberi di esprimere tutte le loro voci”.
– Avete cercato qualche alternativa in campo rispetto alle ultime partite?
“Sì, in questi due giorni abbiamo sicuramente cercato qualche alternativa, qualche cambiamento. Abbiamo cercato di lavorare su un sistema che dia più equilibrio alla squadra sia in fase difensiva sia offensiva. Non mi aspettavo una risposta immediata visto che il gruppo era in difficoltà ed è scombussolato dal cambio di tre allenatori, mi auguro che queste sensazioni avute in due giorni siano reali.
– Avete preso la Nazionale in un punto molto basso e ne siete usciti col gioco, togliendo la paura di dosso, è quello che state cercando di fare anche qui?
“Sì, stiamo cercando di, oltre a dare un sistema di gioco, dare importanza all’atteggiamento e a come togliersi tutte le paure, alla voglia di giocare, al gusto di giocare, al piacere di comandare il gioco e non di subirlo. Sono tutti principi che cerchiamo di trasmettere, ripeto, non è che si possa fare miracoli, ma la predisposizione è importante”.
– Il ruolo di Roberto Mancini, anche se in amicizia?
“Sì, è amico del presidente e della Sampdoria. Ha fatto la storia in questa società per cui vederla in questa situazione gli fa male. L’indicazione è arrivata anche da lui, che ci sta vicino. Noi possiamo contare su di lui e lui spera che possiamo fare questa impresa”.
– Niang e Coda possono giocare assieme?
“Come caratteristiche possono giocare assieme, ma Niang non si allena da due giorni, ha un fastidio e dobbiamo valutarlo giorno per giorno. Oggi ci ha detto che sta molto meglio, speriamo di averlo a disposizione per sabato”.
– Cosa chiedete ai tifosi?
“Aver letto che sono passati da un momento di depressione all’entusiasmo ci fa piacere. Poi non andiamo in campo noi, ma quello che assicuro a loro è il massimo impegno, gli 11 giocatori in campo daranno l’anima. Da parte loro mi aspetto che ci sostengano. Abbiamo bisogno di tutti, noi di loro e loro che noi portiamo a casa il risultato”.