Progetto

Nuovo Ferraris: il “gruppo del Waterfront” all’80%, Genoa e Samp al 10% nella società per il restyling

Ma a decidere sul progetto sarà la prossima amministrazione comunale. La newco presenterà l'offerta vincolante per l'acquisto dello storico impianto non prima di settembre 2025

stadio ferraris cds boeri

Genova. Era attesa entro la fine di marzo l’offerta vincolante della nuova società formata da Cds (il gruppo lombardo che sta portando avanti il progetto Waterfront Levante), Genoa e Sampdoria, per l’acquisto e il restyling dello stadio Luigi Ferraris di Genova.

L’offerta non è arrivata al Comune. E’ arrivata, però, una sorta di impegnativa in cui la newco che sarà costituita all’80% da Cds, al 10% da Genoa e al restante 10% dalla Sampdoria, spiegano che entro il 20 settembre 2025 verrà presentato il documento vincolante per l’acquisizione dell’impianto e il progetto di ristrutturazione vero e proprio.

Quindi la palla, da un punto di vista burocratico – e politico – passa alla prossima amministrazione, sia quella di centrodestra, con Pietro Piciocchi sindaco (convinto sostenitore dell’operazione) sia che sia il centrosinistra a primeggiare alle urne: e in questo caso sarà interessante sapere quale sia l’idea di Silvia Salis su “il nuovo Ferraris”.

La lettera arriva a palazzo Tursi ieri, tramite pec, è comunque una prima formalizzazione dell’interesse ad andare avanti nel rendere lo storico “Marassi” uno stadio di nuova generazione, fruibile 365 giorni all’anno, adatto anche per grandi eventi di spettacolo, all’altezza degli standard richiesti da appuntamenti come Euro2032 e inserito in un più armonico contesto urbano, con nuovi spazi per il quartiere.

Non solo. La missiva chiede anche una conferma all’amministrazione sulla volontà di vendere lo stadio a 14,5 milioni di euro ovvero la cifra messa sul piatto fino a oggi dai privati. L’obiettivo sarebbe, in caso di esiti positivi, iniziare con i lavori nel luglio 2026 per finirli in tre anni, cercando di non arrivare mai alla chiusura dell’impianto.

Più volte Massimo Moretti, imprenditore a capo di Cds, ha spiegato che – una volta ultimati i lavori – lo stadio potrebbe essere ceduto a Genoa e Sampdoria con una sorta di diritto di prelazione, con una cifra che sarebbe però, ovviamente più alta, di quei 14,5 milioni sborsati inizialmente dalla newco. Un’operazione che, per certi versi, ricorda quella in corso sul Palasport.

In quel caso l’arena sportiva ristrutturata da Cds – che ha comprato l’intero impianto per 14,2 milioni – è stata riacquistata dal Comune di Genova per 23 milioni, un meccanismo sul quale è stato aperto un fascicolo di indagine da parte della Corte dei Conti. Nel caso del Ferraris le compravendite avverrebbero tra privati, quindi senza esborso di denaro pubblico e quindi senza il rischio di interesse da parte dei giudici contabili.

Tra le incognite, a oggi, anche quella sulla definizione del progetto per il nuovo Ferraris. Inizialmente Cds aveva sfruttato un vecchio disegno dello studio Boeri, caratterizzato da una sorta di veranda in acciaio traforata, a modificare non poco l’aspetto della facciata del Ferraris, e l’impiego di vetrate. Da capire però quale sarà il rapporto che Genova vorrà avere con lo studio di architetti dopo il coinvolgimento dello stesso Boeri nell’inchiesta sulla Biblioteca europea d’informazione e cultura. Lo studio Boeri, con altri, è anche il titolare del progetto del Cerchio rosso per il “sottoponte” in Valpolcevera.

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