Genova. In questo momento Matteo Mangili, 38 anni, genovese, scrittore e viaggiatore (non necessariamente in quest’ordine) è da qualche parte sull’Alta Via dei Monti Liguri. Sta arrivando a Genova per presentare il suo libro, “Evviva” (Bookabook editore) ma ha deciso di “fare il giro largo”.
Qualche settimana fa è partito dal centro Italia, tra le Marche e la Toscana, e ha attraversato il crinale appenninico fino alla Liguria. Tenda e fornelletto, in autonomia, ha voluto immergersi anche fisicamente nel concetto di viaggio, percorso, che permea anche le pagine del suo libro.
La presentazione del libro “Evviva” si svolgerà questo giovedì, 10 aprile, a Genova, negli spazi della libreria L’amico ritrovato, in via Luccoli. L’appuntamento è alle 18. Il volume uscirà il giorno stesso.
“Ho cercato di fare in modo che questa data coincidesse con il mio arrivo a Genova, dopo tanti chilometri e tanti giorni in cammino”, racconta Mangili che attraverso i social (@elcaminosigue su Instagram e Matteo Mangili su Facebook) ha raccontato l’esperimento “Il cammino di Evviva” in pensieri e parole chiave: salita, fatica, Genova, origini, tempo.
“In estrema sintesi Evviva – afferma l’autore – è una storia che parla di fughe, speranza e di ricerca del proprio posto nel mondo. Ed è pure un omaggio alla nostra Genova“.
“Evviva” è il primo romanzo di Matteo Mangili, che in passato ha firmato soprattutto guide di viaggio (per Lonely Planet). “Ho iniziato a lavorare a Evviva, mentalmente, molti anni fa e nel tempo ho fatto confluire diversi episodi di vita vissuta – spiega – ispirato dalla narrativa americana di inizio Novecento ma anche dal realismo magico alla Garcia Marquez”.
SINOSSI
Alla fine degli anni Sessanta, tre giovani amici, Nino, Meo e Fausto, decidono di lasciare il loro paesino di montagna in cerca di un futuro migliore in città. Stanchi della vita nei campi, trovano un’opportunità nella bottega di Umberto, dove il sogno di un nuovo inizio sembra a portata di mano. Ma le cose non vanno sempre come previsto, e l’arrivo di una ragazza metterà a dura prova il loro legame, sconvolgendo per sempre il loro destino.
Cinquant’anni dopo, Adriano vive l’improvviso lutto per la morte della madre. È però il ritrovamento di un suo vecchio diario, che racconta la storia dei tre ragazzi fuggiti tempo prima, a suscitare in lui una curiosità inaspettata. Con l’aiuto di due amici, si metterà sulle loro tracce, scoprendo che quella ricerca è anche la sua: un viaggio per riscoprire se stesso, trovare il coraggio di cambiare e riscrivere il proprio futuro.
ANTEPRIMA
Parte I
“In tempi come questi
la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi
e continuare a sognare.”
Henri Laborit.
Era una strana montagna a due punte. Svettava fiera sulla vallata, di cui era da sempre regina e guardiana. La gente smetteva di guardarla non appena capiva che niente sarebbe cambiato e questo, in genere, succedeva molto presto. Nelle notti d’autunno, la luna si poggiava in mezzo alle cime, per poi morire in un mondo sconosciuto al di là della montagna.
Fu un ottobre di freddo improvviso, la neve non tardò a ricoprire tetti e bestemmie dei contadini, dopodiché tornò il caldo e il cielo rimase sereno per giorni. Quella notte non erano che rimaste poche chiazze biancastre ai lati della strada e il paese dormiva con respiro lento e affannato, mentre qualche cane abbaiava distante.
Le tre ombre fecero la loro comparsa su un sentiero fangoso.
La prima, più indietro, procedeva con passo lento, impaurita.
La seconda si guardava intorno furtivamente.
La terza camminava sicura.
Nino si fermò dalla fontana. Riempì la borraccia con acqua gelata e si voltò dietro di sé, assicurandosi che Meo e Fausto lo stessero seguendo. Una volta riuniti, i tre fuggirono lungo l’unica strada asfaltata.