Lieto fine

L’Emporio solidale a Oregina si può fare, c’è l’accordo tra la parrocchia e Arte

Dopo gli appelli di Don Giacomo Martino delle ultime settimane l'ok dell'agenzia regionale a portare il canone d'affitto del locale a una cifra simbolica

Generico aprile 2025

Genova. A volte smuovere le acque al momento giusto può aiutare ad arrivare a una soluzione. Lo sa bene Don Giacomo Martino, parroco delle quattro chiese di Oregina, che nelle ultime settimane ha sensibilizzato media e istituzioni su una necessità del quartiere: la creazione di un emporio solidale per le tante famiglie, italiane e straniere, in difficoltà economica.

Sono oltre 150 le famiglie che già oggi si rivolgono alle strutture cattoliche per ricevere, a cadenza regolare, pacchi di cibo e generi di prima necessità. Un numero che è costantemente cresciuto negli ultimi anni e che riesce ad avere una risposta grazie alla solidarietà dei parrocchiani e delle altre persone che donano tempo e materiale all’attività.

Ma per fare di più Don Giacomo – che è anche monsignor a capo dell’ufficio Migrantes e che insieme ad alcuni volontari porta avanti anche un centro di accoglienza per senza fissa dimora nella chiesa di San Tommaso – da tempo è alla ricerca di uno spazio ampio e raggiungibile nella zona di Oregina dove allestire, appunto, un emporio solidale.

Dopo mesi di dinieghi e soluzioni poco percorribili, dopo mesi di trattative con Arte per l’affitto di un locale in via Casaccia, inizialmente fissato a 500 euro di canone mensile, l’agenzia regionale ha accordato la possibilità di un canone simbolico, che sarà corrisposto nella misura di 1000 euro all’anno. Manca solo la firma, ma dovrebbe trattarsi di questione di giorni.

Soddisfatto Don Giacomo e i parrocchiani, pronti a organizzarsi per ristrutturare a loro spese e poi a gestire l’emporio. Come altri empori solidali presenti in città (uno del centro storico, uno al Cep) sarà organizzato come un vero negozio dove le persone che avranno necessità, sulla base di una sorta di tessera a punti, potranno scegliere ciò di cui hanno bisogno, in una logica meno assistenziale e più proattiva.

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