Genova. “Sembrava troppo bello avere un avversario veramente civico. Ma è durato molto poco. Sono bastate due punture e tutta l’ennesima ipocrisia è crollata. E torna subito l’accusa di fascismo“. Mai così duro e direttamente rivolto all’avversario, il candidato del centrodestra alle comunali Pietro Piciocchi, accusa Silvia Salis di strumentalizzare il tema di fascismo e antifascismo. Per capire a cosa si riferisca Piciocchi, è utile sapere che la front woman del campo largo, lunedì, durante un comizio in piazza a Sestri Ponente.
Salis, parlando al pubblico, ha detto: “Ho incontrato nei giorni scorsi il partigiano Giotto che quest’anno compie cent’anni, e c’è un video in cui li dice una cosa molto semplice e dirompente: Palazzo Tursi non vuole fascisti, non vuole persone che rinnegano il 25 aprile, che vanno da un’altra parte quando si celebra la Liberazione e hanno l’ardire di vantarsene”.
Questo passaggio, scandito di fronte a molti sostenitori del Pd (ma non solo) ha strappato forti applausi ma ha anche provocato la reazione del candidato del centrodestra che, da vicesindaco reggente e da vicesindaco ancora prima, non ha mai mancato di celebrare le commemorazioni legate alla Resistenza. E’ vero però che nella giunta Bucci non sono mancati, negli anni, alcuni scivoloni con esponenti che hanno strizzato l’occhio a realtà dell’estrema destra.
Ad ogni modo, secondo Piciocchi, Silvia Salis parla di fascismo perché è in difficoltà. “Il porto sicuro ogni volta che la sinistra non sa dove sbattere la testa – scrive Piciocchi in una nota – parte una polemica sul ruolo della Fondazione Lottomatica. Non sai cosa dire? La butti sul fascismo. Il Coni annega nelle inchieste? La butti sul fascismo. Il campo largo non tiene più? La butti sul fascismo e non ci pensi più. Ma noi non ci stiamo. Per convinzioni. Per tradizioni. Per esperienza politica. Non permettiamo a nessuno di fare assurde accuse di questo genere, figlie della solita e stanca politica di sinistra e, dunque, della Salis”.
In realtà Salis ha risposto sia sulla questione del ruolo in fondazione Lottomatica, peraltro non escludendo querele, e sul dissidio tra M5s e Azione a livello nazionale. Ma Piciocchi affonda: “Noi siamo ancora la più bella novità della politica genovese – conclude – noi siamo quelli che possiamo lanciare Genova nella contemporaneità. E non basterà una Salis a infangare la nostra identità”.
A Piciocchi fa eco la Lega con una raffica di comunicati. Il vice segretario della Lega Liguria Alessio Piana e il commissario provinciale della Lega di Genova Renato Falcidia dichiarano: “E’ il solito ritornello delle sinistre. Non avendo argomenti seri per contestare il candidato a sindaco per il centrodestra Pietro Piciocchi, la candidata per il centrosinistra, che non ha ancora gettato la finta maschera di civica ed è soltanto uno specchietto per le allodole, se ne esce col partigiano Giotto e col terrore dei fascisti alla guida della Città di Genova, della Regione Liguria e del governo nazionale. Cosa abbia a che fare l’avvocato Piciocchi con il fascismo però non lo spiega. La verità è che il suo programma è un elogio del progressismo vuoto di idee e che lei ha dietro il vecchio apparato del Pd, rimasto indietro al 30 giugno 1960”.
“Infatti, anche per questo, non ha il coraggio di accettare il dibattito e il confronto pubblico sulle idee e sui grandi temi per il futuro di Genova, la capiamo perché ormai con i suoi alleati formano una coalizione inesistente. Ecco perché a loro non resta altro che puntare sulla logora carta dell’antifascismo in assenza di fascismo. Oggi non c’è più bisogno di un 30 giugno e dei signori del No, ma di continuare la politica seria e del fare per lo sviluppo della nostra città e il benessere dei genovesi”, conclude la nota.
Prima ancora, il gruppo della Lega in consiglio comunale aveva sminuito l’esperienza di Salis come vicepresidente Coni: “Amministrare una città complessa come Genova richiede ben altro che una medaglia ai Giochi del Mediterraneo – si legge in un comunicato – esperienza, competenza e capacità di gestire una macchina amministrativa non si improvvisano dall’oggi al domani. Continuare a confondere il mondo dello sport con la politica è un chiaro segno di presunzione e mancanza di umiltà. Non basta l’immagine da atleta per guidare la quarta città del Paese per stipendi più alti: c’è bisogno di professionisti preparati, non di slogan. Palazzo Tursi non è una palestra e la città non ha bisogno di retoriche ideologiche, ma di soluzioni concrete. Genova merita un governo con esperienza e visione”.
E sul tema anche le parole del presidente del consiglio comunale nonché coordinatore di Vince Genova Carmelo Cassibba: “Sono davvero sconcertato dal comportamento della candidata del centro-sinistra che, con una dichiarazione infelice, ha accusato di fascismo proprio quelle persone con cui, fino a poco tempo fa, condivideva carriera, foto e sorrisi, accettando persino incarichi onorari come quello di ambasciatrice di Genova. Cioè fino a ieri andavamo bene e lei con gioia appoggiava proprio quell’amministrazione che oggi etichetta: ergo fino a ieri era fascista anche lei? La politica non può essere giocata con tanta superficialità, cambiare cappello a seconda di chi si appoggia è una mancanza di rispetto verso i cittadini e verso coloro che hanno lottato per la democrazia e denota la totale avulsione a portare avanti un ipotetico ruolo di sindaco”, si legge in una nota.
“Non basta lanciarsi in parole facilone e accusatorie per costruire un’ideologia solida e credibile. Un’ideologia va ben oltre le parole, e la coerenza dovrebbe essere la base di qualsiasi discorso politico. Ma il centro-sinistra, come già abbiamo visto, continua a dimostrare proprio il contrario: una coalizione che scricchiola, non si parla e una leadership che non ha chiara la sua identità se politica o civica e che, invece di costruire una visione condivisa, sconfessa se stessa giorno dopo giorno. Personalmente mi sento offeso nel profondo: vorrei ricordare alla candidata che l’antifascismo non è proprietà della sinistra, non si può usare a caso e soprattutto non si può utilizzare a scopi propagandistici. La candidata chieda scusa pubblicamente per queste gravi affermazioni di cui probabilmente non ha contezza né del peso, né delle gravi conseguenze a cui possono portare e soprattutto la invito a riflettere prima di parlare a vanvera e magari di confrontarsi con i suoi colleghi di partito, quelli seri, per capire se certi tipi di accuse possono essere fatte in modo indistinto, sparando a zero. Smettiamola di cercare il facile consenso a colpi di calunnie” conclude Carmelo Cassibba.