Genova. L’imprenditore Aldo Spinelli, l’ex presidente del porto Paolo Signorini e l’attuale presidente del gruppo Spinelli Mario Sommariva sono indagati per l’occupazione abusiva del terminal multipurpose di Ponte Etiopia.
L’inchiesta, coordinata dal pm Walter Cotugno è partita dopo la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso ottobre che ha ritenuto illegittima quell’assegnazione dopo il ricorso presentato dalla società che gestisce il terminal Sech. I nomi iscritti nel registro degli indagati sono tre con altri in via di identificazione
Su quell’area di oltre 140mila mq la società Gpt, Genoa Port Terminal (partecipata per il 51% proprio dal Gruppo Spinelli e per il 49% da Hapag Lloyd) ha movimentato secondo l’accusa in prevalenza contenitori mentre il piano regolatore del porto prevedeva che attraccassero in numero maggiore traghetti e merci varie. Per la Procura in questo modo l’azienda avrebbe ottenuto indebiti vantaggi. Dei tre indagati (Signorini è difeso da Enrico Scopesi mentre Spinelli e Sommariva sono assistiti da Alessandro Vaccaro) solo quest’ultimo ha ricevuto un invito a comparire. Venerdì dovrà presentarsi davanti ai magistrati e provare a chiarire la sua posizione.
Sommariva è diventato presidente della Spinelli srl il 1 ottobre 2024 e a lui è contestato il fatto di non essere intervenuto e aver mantenuto l’occupazione dell’area in “assenza di una concessione demaniale” visto che la sentenza del consiglio di Stato l’aveva annullata. Spinelli e Signorini invece sono indagati per il rinnovo della concessione del 2018 in violazione del piano regolatore portuale del 2001.
Solo a metà gennaio di quest’anno infatti il comitato di gestione dell’Adsp del Mar ligure occidentale aveva deliberato una concessione ponte dell’area al gruppo Spinelli fino al 30 giugno di quest’anno. La decisione dell’authority guidata dai commissari era arrivata nell’ottica di prendere tempo in attesa dei ricorsi contro la sentenza, attesi a maggio.
La nuova concessione temporanea prevede, come aveva spiegato l’Adsp in una nota uno “specifico vincolo sull’uso delle aree da destinare in prevalenza ad attività di traffici non containerizzati in esecuzione della pronuncia del Consiglio di Stato, perseguendo al contempo l’interesse pubblico consistente nella continuità e sviluppo dei traffici portuali, nell’operatività delle aree demaniali e nel mantenimento dell’occupazione”.
Il gruppo Spinelli contesta l’ipotesi di reato sottolineando di aver già dimostrato la diversificazione delle attività su quelle banchine e di beneficiare comunque d’un nullaosta-ponte che l’autorizza tuttora a operare, precisando che il pronunciamento del Consiglio di Stato non è definitivo.