Genova. “Il fatto che sia aperta la conferenza dei servizi è proprio la riprova che vogliamo fare sul serio, che non stiamo scherzando“. Il vicesindaco Pietro Piciocchi, candidato del centrodestra per Palazzo Tursi, difende a spada tratta l’operazione Skymetro a poche ore dalle anticipazioni sull’ultima versione del progetto ancora in attesa del via libera dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. E nonostante il cronoprogramma compilato dai tecnici indichi il 2030 come data di fine lavori per il primo lotto (cioè fino a Ponte Carrega), insiste sulla possibilità di tagliare drasticamente i tempi e si ribadisce tranquillo sul tema dei finanziamenti, sebbene all’appello manchino ben 183 milioni di euro, senza contare le risorse per ricollocare l’istituto Firpo-Buonarroti.
I tempi del progetto e le previsioni di Piciocchi
“Oggi abbiamo un termine di cinque anni per questo primo lotto, che poi è l’arco temporale previsto dal finanziamento, il che non vuol dire che non si possa anche comprimere il tempo. Penso che un’opera di questo tipo, da quando inizia a quando finisce, possa essere tranquillamente realizzata in tre anni – ribadisce Piciocchi -. Il fatto che il progetto venga realizzato in due lotti funzionali francamente non mi stupisce, perché è la modalità di realizzazione di qualunque opera pubblica in un Paese come il nostro, quindi non è minimamente un problema. Ricordiamoci che noi abbiamo un obiettivo, il 31 dicembre 2025, per l’assegnazione dei lavori. Aver fatto partire la conferenza dei servizi contestualmente al pronunciamento del parere da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici attesta il fatto che vogliamo accelerare. Certamente siamo in presenza di un avanzamento notevole e di una fortissima accelerazione“.

In realtà è proprio il progetto trasmesso a Roma dal Comune a prevedere quattro anni di lavori per il primo lotto: tenendo conto delle interferenze con lo scolmatore, del necessario interramento dell’elettrodotto Terna e dei tempi per la progettazione esecutiva (un anno), secondo gli ingegneri di Systra e Italferr si potrebbe partire con le opere propedeutiche a luglio 2026 per arrivare a fare i primi collaudi nel luglio 2030. Il vicesindaco reggente spiega che “il prolungamento in questo momento è progettato a livello esecutivo”, ma in realtà quello in ballo è il progetto di fattibilità economica, che sostituisce quello definitivo in virtù del nuovo codice degli appalti.
La conferenza dei servizi, come indicato dal Comune, dovrà chiudersi entro maggio, dopodiché l’amministrazione potrà pubblicare il bando di gara. “Non serve una nuova Via regionale, così mi hanno detto i tecnici, anche perché parliamo di modifiche veramente minimali rispetto al tracciato iniziale – conferma Piciocchi -. L’unica vera modifica è quella che attiene al Firpo. Abbiamo sempre proceduto nel rigoroso rispetto delle regole, assolveremo a tutti le incombenze del caso.
L’affaire Firpo sul cammino dello Skymetro
A incidere in maniera decisiva sui tempi sarà proprio lo spostamento del Firpo nell’area che verrà liberata dalle officine ferroviarie di Trenitalia tra corso Sardegna e via Giacometti. Il cronoprogramma prevede la demolizione dell’edificio di via Canevari alla fine del 2028. Il tema oggi è stato al centro di un incontro in Città metropolitana con lo stesso Piciocchi, l’assessore Ferdinando De Fornari, la preside Annamaria Coniglio, il dirigente dell’Usr Alessandro Clavarino, dirigenti e tecnici di tutti gli enti coinvolti. “Si è sottolineato con fermezza che nessuna demolizione dell’attuale sede dell’Istituto Firpo-Buonarroti avverrà prima che la nuova struttura sia completata e operativa, garantendo così la continuità didattica per studenti e docenti”, si legge nella nota.

“Non c’è nessun motivo di turbamento e di agitazione in ordine all’approvazione di questo progetto – commenta Piciocchi -. Peraltro sapevamo che alla fine saremmo giunti alla decisione di spostare il Firpo, perché penso che nel 2025, ancorché tecnicamente possibile, stia proprio lì la differenza: lo Skymetro deve diventare un’opera di rigenerazione di un territorio che va a risolvere criticità storiche che ci trascinavamo da decenni. Sappiamo che il Firpo è una scuola che aveva una serie di problematiche. Questi finanziamenti, oltretutto, riescono ad arrivare proprio perché si collegano a infrastrutture che, se non ci fossero, chiaramente non potrebbero generare questa rinascita”.
“Il progetto – spiega la Città metropolitana – prevede la realizzazione di una struttura moderna e funzionale, con soluzioni all’avanguardia in termini di sostenibilità edilizia e di efficienza energetica. La nuova scuola sarà dotata di spazi sportivi accessibili anche alle società sportive cittadine, in un’ottica di apertura alla comunità e di valorizzazione dell’intero quartiere. Uno degli aspetti più importanti emersi dall’incontro è la volontà di coinvolgere attivamente il consiglio di istituto, che a breve sarà chiamato a contribuire alla definizione del quadro delle esigenze, affinché il nuovo polo scolastico risponda appieno alle necessità di studenti e docenti”.
Il rebus dei finanziamenti
Il quadro economico complessivo ammonta adesso a 585 milioni, quasi il 50% in più rispetto al finanziamento del ministero che ammonta a 398 milioni. “Non sono assolutamente spaventato per il tema delle risorse, ormai dopo otto anni conosco la dinamica del finanziamento delle opere pubbliche – ribadisce Piciocchi -. Per noi l’importante è partire e avere un primo lotto funzionale, che peraltro è molto esteso perché arriva a Ponte Carrega, ma ora che partiremo arriverà anche il finanziamento del secondo perché il progetto ce l’abbiamo già. Siamo in costante e continuo contatto con il ministero”. Per l’operazione Firpo si punta su altri fondi ministeriali oppure, più probabilmente, su un partenariato pubblico-privato.
Il secondo lotto fino a Molassana, che sarà messo a gara come opzionale e al momento non ha alcuna copertura economica, dovrebbe entrare in esercizio nel 2032 (o 2033 secondo altri documenti dello stesso progetto). “Siccome noi abbiamo già il finanziamento per il primo lotto, non appena arrivano le risorse per il secondo lotto, saremo già in condizione di metterci a lavorare su quello. Quindi oggi c’è un’ipotesi al 2033, ma è un’ipotesi teorica perché in realtà abbiamo tutti i presupposti per cercare di accelerare e farlo in tempi decisamente più accettabili, che sarà l’obiettivo dell’amministrazione”, garantisce il reggente di Tursi.
“Un landmark della Valbisagno con soluzioni estetiche di pregio”
Le perplessità di chi si oppone all’opera, oltre alla reale funzionalità in termini di mobilità, riguardano ovviamente l’impatto urbanistico e paesaggistico. I nuovi render aiutano a farsi un’idea di come potrà inserirsi la metropolitana sopraelevata nel contesto della vallata. Piciocchi però guarda ancora oltre: “Soprattutto in serie di gara sarà richiesto un fortissimo impegno per soluzioni estetiche particolarmente pregevoli. Le stazioni devono diventare un nuovo landmark della Valbisagno. Siamo nel 2025, guardiamo le infrastrutture che ci sono in giro per il mondo. Possiamo realizzare delle infrastrutture che hanno una valenza estetica e di inserimento nel paesaggio veramente all’avanguardia. Quindi l’ambizione su Skymetro deve essere alta. Io non è che ho girato il mondo, ma qualcosa ho visto, ho visto degli Skymetro meravigliosi, che si inseriscono perfettamente nei contesti paesaggistici. Invito a uno scatto, invito ad avere delle ambizioni un po’ più alte perché siamo nel 2025″.
Continua lo scontro politico
Intanto dal Pd è tornato all’attacco Simone D’Angelo, consigliere regionale e segretario metropolitano, che definisce lo Skymetro “una farsa” e “un fallimento”, e invita Piciocchi e Bucci a chiedere scusa ai genovesi. “All’aggressività di D’Angelo siamo abituati – la replica del vicesindaco -. Penso che dovrebbe documentarsi tecnicamente, poi ne parliamo. Piuttosto chiedo io a D’Angelo come pensa di risolvere i problemi della viabilità in Valbisagno, perché non me l’ha ancora detto. Se D’Angelo vuole restituire 400 milioni al ministero, va benissimo. Poi chieda D’Angelo alla Fondazione Soros come pensa di risolvere i problemi della viabilità in Valbisagno, visto che gli finanzia le campagne elettorali. Magari da lì arrivano delle grandi illuminazioni”.
“Il governo dice sì, i residenti dicono sì. Il Pd dice no. Nulla di nuovo, nulla che ci stupisca dopo l’ennesimo attacco sconsiderato al progetto dello Skymetro – commentano Lorenzo Pellerano e Federico Barbieri, consiglieri comunali di Noi Moderati-Orgoglio Genova-Bucci -. Dovendo coprire la brutta figura della loro candidata, che dal palco dei Magazzini del Cotone ha dimostrato tutta la sua distanza da Genova e dai genovesi, i dem perdono le staffe e parlano di farsa proprio nel momento in cui il progetto dimostra di superare anche le ultime osservazioni e di piacere agli unici che dovrebbero essere interessati: i cittadini. Senza dimenticare che dire no allo Skymetro significherebbe rimandare a Roma (forse la cosa piace alla loro candidata) 400 milioni, con il serio rischio di configurare un danno erariale. In una parola, il Pd conferma che, al netto di scenografie, effetti teatrali e discorsi letti, nel loro programma l’altro ieri è sempre qui”.
“Lo Skymetro si farà perché serve ai genovesi: è un’infrastruttura necessaria, progettata per ridurre il traffico e migliorare i collegamenti tra la vallata e il centro città. Ma il Pd, invece di sostenere i progetti che servono, continua a opporsi a prescindere, senza avanzare proposte. Chi vuole fermare tutto deve anche assumersi poi la responsabilità di dire ai genovesi che preferisce lasciarli nel traffico. Noi abbiamo una soluzione concreta, vogliamo una città più moderna ed efficiente, loro ferma, nel traffico”, la nota del gruppo di Fratelli d’Italia a Tursi.
“Siamo di fronte al solito disco rotto dei sinistri – contrattacca Maurizio Uremassi, presidente del Municipio Media Valbisagno -. I genovesi vogliono lo Skymetro e lo dimostra anche un recente sondaggio, il Governo ha dato il via libera, ma la banda del no capitanata dalla candidata piovuta dai Parioli continua cocciutamente a non voler vedere la realtà. Probabilmente, il centro sinistra ha stabilito che il nostro territorio debba rimanere distante e lontano dal centro di Genova condannando gli abitanti della Val Bisagno ad un futuro di isolamento dal resto della città. Già adesso occorre più di un’ora da Struppa e/o da Molassana per raggiungere il centro, ma evidentemente ciò non interessa alla candidata voluta dal Pd e l’aria nuova che promette non andrebbe di certo ad interessare la nostra Val Bisagno. Soprattutto, ci lascia attoniti il fatto che alla candidata non sia stato scritto nulla nel suo copione da proporre come soluzioni alternative per dotare la nostra vallata di un trasporto capiente e veloce. Infatti, non avanza alcuna proposta nel programma esposto, limitandosi ad accennare ad una vecchia ipotesi assolutamente improponibile ed irrealizzabile. Forse i suoi suggeritori non l’hanno informata: così facendo si assume implicitamente la responsabilità di rinunciare ai fondi già stanziati per l’opera”.
“Lo Skymetro è un’opera necessaria per Genova, i genovesi lo vogliono, da Roma arrivano i fondi e finalmente si parte, ma la candidata del Pd e i signori del no attaccano il centrodestra e il candidato sindaco Pietro Piciocchi a prescindere e senza valide motivazioni. A quanto pare chi non vive e non lavora nella nostra città, ma si candida a diventarne primo cittadino, non è in grado di conoscere i problemi del territorio e le necessità di lavoratori, studenti e famiglie genovesi. Noi, invece, non vogliamo tornare alla decrescita felice e ai disastri delle giunte Doria e Vincenzi, ma continuare a realizzare per il meglio il programma del fare avendo sempre in mente, per il futuro, una visione di sviluppo della città per il benessere della nostra comunità. Ai genovesi non servono slogan, ma la concretezza del fare, che è stata dimostrata in questi anni dalla Lega e dal centrodestra con Marco Bucci e Pietro Piciocchi”. Lo hanno dichiarato il vicesegretario regionale della Lega Alessio Piana e l’assessore comunale Marta Brusoni.
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