Genova. “L’amministrazione ha fatto una gran bella figura andando a spalare“. Mentre “quelli che polemizzano hanno fatto una brutta figura” perché “polemizzare su quello che è successo sabato notte è totalmente ridicolo“. Parole di Marco Bucci, presidente della Liguria e sindaco di Genova dal 2017 al 2024, dopo la mini alluvione nella notte tra sabato e domenica in Valpolcevera, con Tursi sotto accusa per la “mancata prevenzione” degli ultimi anni e l’immagine del vicesindaco Pietro Piciocchi intento a spalare il fango a dividere l’opinione pubblica in piena campagna elettorale.
Il governatore punta il dito anzitutto contro il presidente del Municipio Federico Romeo che ieri ha inviato una lunga comunicazione definendo “irrispettose” le polemiche politiche ma chiedendo “un impegno serio, tangibile, definitivo e di priorità assoluta” per il territorio. “Invece di dire queste cose, dovrebbe imparare a lavorare – l’accusa di Bucci -. Anche quando è crollato il ponte Morandi, mi ha telefonato mezz’ora dopo dicendo: cosa faccio? E gli ho detto: stai lì a lavorare come sto facendo io perché bisogna organizzare la città, all’emergenza ci pensano altri”. Dura la replica di Romeo e del Pd ligure.
Piciocchi con la pala in mano le è piaciuto? “Caspita – esclama – come mi è piaciuto quando io andavo col piccone, quando abbiamo aperto i lavori di lungomare Canepa. Io sono contento di non essere mai dovuto andare a spalare, questo sì, vuol dire che è andata bene. Però guardate che ci sono tanti sindaci che si comportano così e fanno bene, perché il dovere del sindaco è quello di essere sempre in prima linea e secondo me Piciocchi ha fatto esattamente quello che doveva fare. Gli altri che polemizzano non so dov’erano? Erano forse a letto, forse a far colazione, non so, da qualche altra parte, ma non è così che ci si comporta, incluso il presidente del Municipio che mi ha fortemente deluso“.
Però c’è chi osserva che negli ultimi sette anni il Comune avrebbe potuto fare più prevenzione. “È diverso – ribatte Bucci -. Ci sono stati alcuni terreni che sono venuti giù con l’acqua, terreni privati tra l’altro. Io non sono andato lì, non ho visto, però mi hanno detto che questo è stato il problema, non certo quello della mancanza dei tombini o di altre cose”.
In effetti i problemi idrogeologici di Certosa sono annosi e ben noti all’amministrazione comunale. Acqua e fango scendono dalla valletta del rio Zella, fortemente urbanizzata e attraversata dall’autostrada A7. Il corso d’acqua era stato incanalato in un pozzetto collegato a una tombinatura, spesso ostruito dai detriti, e a monte della galleria c’è una vasca di trattenuta, realizzata nel 1967 da Autsotrade, che risulta a sua volta ostruita da detriti. Così tutto ciò che arriva dal versante finisce in via Mansueto e allaga sistematicamente il sottopasso di via Brin.
Ironia della sorte, il tema era stato affrontato il giorno prima in consiglio comunale grazie a un’interpellanza dell’ex assessore Gianni Crivello. A rispondere era stato l’assessore ai Lavori pubblici Ferdinando De Fornari: “La Regione aveva chiesto ad Autostrade, concessionaria della tombinatura a valle del tratto a cielo aperto del rio Zella, che venissero intraprese le azioni necessarie a eseguire le opere di trattenuta del materiale litoide a monte dell’imbocco e a provvedere redigere uno studio idraulico per verificare l’adeguatezza della tombinatura. Aspi ha comunicato a Regione e Comune che avrebbe provveduto alla progettazione. In questo momento Autostrade dovrebbe avere sviluppato questa progettazione, che però non è ancora stata trasmessa”.
Dal canto suo Autostrade ha sempre lamentato che il problema è imputabile principalmente al proprietario di un terreno a monte, dove insiste da anni una sorta di discarica abusiva. “In occasione di fenomeni meteo molto intensi scendono dal versante grandi quantità di materiale detritico e solido, compresi alberi e rami, provenienti da una zona di proprietà privata adibita peraltro a stoccaggio di materiale con baracche fatiscenti – spiegava l’anno scorso la direzione di tronco -. Ogni anno eseguiamo pulizie profonde, anche in aree non di nostra competenza, ma in seguito a forti piogge è inevitabile che si crei subito un tappo“.
“Bisognerà fare un’ingiunzione ai privati perché lo mettano a posto, questo sì, ma non è un non è un discorso di terreno pubblico o infrastruttura pubblica, è il terreno privato che è venuto giù con l’acqua – ribadisce Bucci -. Questo è quello che mi hanno detto, relata refero, io non sono andato a controllare, per cui non so se è quello che è successo”.
Secondo Romeo, poi, a compromettere la raccolta delle acque sarebbero stati anche i lavori del prolungamento della metropolitana: “Alcuni tecnici comunali avevano sottovalutato la complessità di quanto indicavo, nonostante fosse a me evidente che persino i tombini non siano più in grado di drenare neanche una normale quantità di pioggia“. Lo stesso assessore De Fornari, rispondendo venerdì nell’aula rossa di Tursi, dichiarava: “Ritengo che possano esserci anche possibili interferenze coi lavori della metropolitana. Spero che sedendoci tutti intorno a un tavolo si possa individuare un percorso che consenta di risolvere questo problema”.
Più investimenti per la lotta al dissesto? Il governatore dice che le risorse devono arrivare dallo Stato: “Ne stiamo facendo molti e anche sul piano strategico ci sono interventi idrogeologici. Ora, noi facciamo quelli piccoli ovviamente, perché quelli grossi devono essere fatti con interventi specifici, tipo quelli che abbiamo fatto per il Bisagno o il Fereggiano. Io sono assolutamente favorevole che gli investimenti vadano fatti, ma sono soldi che vengono dalla protezione civile e dal governo. Noi non abbiamo un budget in regione per poter fare questi grossi investimenti, ma non vuol dire che non li chiederemo, continueremo a chiederli. La lotta per la sicurezza idrogeologica è continua, deve essere fatta, sono stati fatti molti progressi, continueremo ad andare avanti”.
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