Genova. “Ogni bene confiscato alla criminalità organizzata che viene restituito alla collettività è una vittoria ma la gestione di questi spazi deve essere trasparente e condivisa con le realtà del territorio. L’inaugurazione di Casa Maddalena è senza dubbio un segnale positivo ma restano delle domande senza risposta: perché non c’è stato alcun coinvolgimento dell’osservatorio sui beni confiscati? Perché le istituzioni competenti non hanno informato le realtà del terzo settore che lavorano quotidianamente su questi temi? E soprattutto, è stato fatto un monitoraggio serio per garantire che questi spazi non rischino di diventare zone grigie di sfruttamento e marginalità?”.
Gianni Pastorino, consigliere regionale (Lista Orlando) e rappresentante di Linea Condivisa, interviene sulla recente inaugurazione della casa-famiglia in vico Cannoni, destinata al reinserimento di detenuti in misura alternativa.
“La storia recente ci ha insegnato che non possiamo permetterci zone d’ombra nella gestione dei beni confiscati. Non è la prima volta che assistiamo a casi in cui gli immobili sottratti alla criminalità organizzata non vengono utilizzati in maniera coerente con la funzione di rigenerazione del territorio. Se lo Stato e le istituzioni vogliono davvero restituire questi spazi alle comunità, devono farlo garantendo un percorso di chiarezza, condiviso e monitorato”, continua Pastorino.
“Il mancato coinvolgimento delle associazioni che si occupano di beni confiscati, così come l’assenza di interlocuzione con l’Osservatorio e con le realtà del terzo settore, è un problema serio. Serve una gestione più aperta, non bastano le inaugurazioni in pompa magna: la lotta alla criminalità organizzata non si fa solo con i tagli del nastro ma con un lavoro quotidiano di trasparenza, controllo, partecipazione e condivisione con chi vive quel territorio”, conclude il consigliere regionale.