Le indagini

L’attentato alla Seajewel e i sospetti sulla flotta fantasma: analisi sulla scatola nera per verificare se il tracker è stato spento

La camera di sicurezza che conteneva il petrolio risulta ammaccata: si è rischiato il disastro ambientale. Attesa per il sopralluogo dei periti ad Atene ma la nave, al largo della Grecia da 8 giorni, non è ancora entrata in porto

Seajewel Savona petroliera generica

Genova. La Capitaneria di porto sta analizzando la scatola nera della Seajewel, la petroliera che ha subito un attentato davanti al porto di Savona la notte di San Valentino.

L’obiettivo della Dda di Genova è verificare se il tracker sia stato spento durante il viaggio, magari nella tratta dall’Algeria (il porto toccato precedentemente era stato quello del porto petrolifero di Arzew alle spalle della città algerina di Orano) all’Italia. Il procuratore Nicola Piacente e la pm Monica Abbatecola, che hanno aperto un’inchiesta per naufragio con finalità di terrorismo, hanno delegato Digos e Guardia costiera a indagare a tutto tondo per scoprire non solo gli autori ma anche il movente dell’attentato.

Per questo sono state disposte le analisi chimiche sul petrolio e sulla rotta della nave, in modo da verificare eventuali anomalie che potrebbero accreditare l’ipotesi di un collegamento della Seajewel con la cosiddetta flotta fantasma russa, di cui nella puntata del 2 marzo ha parlato anche la trasmissione Report, con un’inchiesta realizzata insieme a Greenpeace.

L’inchiesta di Report e i movimenti sospetti della ‘gemella’ Sealeo

In base alle informazioni raccolte dagli attivisti su 52 petroliere monitorate da metà 2024, ci sarebbero stati al largo delle coste siciliane 33 trasferimenti ’ship to ship’ e di questi 10 avrebbero coinvolto almeno una nave della flotta fantasma russa. Tra le operazioni sospette citate nell’inchiesta quella della petroliera Sealeo che ad agosto prima di arrivare al porto di Augusta avrebbe spento il tracker per 84 ore. La nave proveniva dal porto russo sul mar Nero di Novorossiysk. L’armatore della Sealeo è la Thenemaris, lo stesso della Seajewel e anche della Seacharm, la petroliera che aveva subito un attentato il 18 gennaio al largo della Turchia. La Thenemaris, dopo le sanzioni alla Russia conseguenti all’aggressione all’Ucraina, era stata inserita nell’elenco dei cinque armatori greci accusati di cooperare di vendere petrolio russo di contrabbando, aggirando le sanzioni imposte dall’Ue e rimossa dalla blacklist l’anno successivo.

Sulle navi fantasma e i trasferimenti di petrolio da nave a nave denunciati a Report e Greenpeace sta indagando anche la Procura di Catania. I trasbordi avverrebbero in acque internazionali ma non lontano dal limite delle 12 miglia delle acque italiane.

Il sopralluogo dei periti rinviato perché la nave è ancora in mare

Per quanto riguarda le indagini sull’attentato al largo del porto di Savona e sul tipo di esplosivo utilizzato, sono cominciati gli approfondimenti tecnici dei due superconsulenti nominati dalla Dda di Genova, l’ingegnere navale Alfredo Lo Noce e il capo ufficio del Nucleo Regionale Artificieri Liguria Federico Canfarini, ma anche qui c’è un piccolo giallo.

La prima attività commissionata ai due super esperti sarebbe dovuta essere un sopralluogo a bordo della Seajewel che tre giorni dopo l’attentato aveva avuto il via libera per partire per il porto del Pireo ad Atene per le riparazioni. La procura aveva scelto di non sequestrare la nave per le difficoltà e i costi di reperire un bacino in Italia in grado di ospitare lo scafo lungo 245 metri. Ma la Seajwel, pur essendo arrivata il 26 febbraio in Grecia, non lontano da Atene ad oggi, dopo 8 giorni ancora non è entrata in porto. E solo quando sarà messa in secco potrà essere posizionata. In base all’ultima posizione di Marin traffic la petroliera si trova oggi ancora al largo delle coste greche.

La camera di sicurezza ammaccata: si è rischiato il disastro ambientale

Mentre si attendono le analisi della polizia scientifica di Roma sui reperti raccolti sul fondale dal Consubin dalle analisi delle foto scattate dai subacquei emerge che la camera di sicurezza della petroliera, quella che conteneva migliaia di tonnellate di greggio al momento dell’attentato è stata ammaccata e piegata dall’esplosione che ha squarciato lo scafo esterno della nave. Il cosiddetto doppio scafo (la distanza tra le due lamiere è di 2 metri) è stato fondamentale, ma se il secondo ordigno fosse esploso contemporaneamente al primo invece di staccarsi, lo sversamento sarebbe stato inevitabile con la conseguenza di un pesantissimo danno ambientale.

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