La sentenza

Condannata a due anni e due mesi di carcere la parrocchiana stalker che si era invaghita di un frate del convento di Albaro

Dopo le condanne a Padova e Bologna, non si era fermata e aveva proseguito con telefonate continue e diffamazioni sui social

chiesa san francesco albaro

Genova. La giudice Elisa Centore ha condannato a due anni e due mesi di reclusione E.S, la 71enne belga che per anni ha continuato a perseguitare un frate gesuita di cui si era invaghita. E.S., assistita dagli avvocati Eleonora Pittaluga e Antonio Rubino, non era presente in aula. Non solo, visto che risiede all’estero e non sembra – forse di questo il diacono è ben contento – intenzionata a tornare in Italia, i suoi avvocati non hanno potuto chiedere per lei la perizia psichiatrica.

La vicenda Genova24 l’ha raccontata nelle scorse settimane. Nella scorsa udienza, in particolare, si sono susseguiti i aula i testimoni (tra cui l’arcivescovo di Genova Marco Tasca) che hanno spiegato cosa è accaduto dopo che il diacono 44enne nel 2021 si è fatto trasferire a Genova: lei si era presentata nella chiesa di Albaro cercandolo nonostante il divieto di avvicinamento e poi aveva ricominciato con centinaia di telefonate anche in piena notte costringendo i responsabili del convento a pagare un costoso sistema per bloccare le telefonate dai numeri che lei utilizzava per chiamare.

L’incubo per il diacono era cominciato nel 2016 quando svolgeva servizio a Padova e proseguito a Bologna, dove aveva chiesto di essere trasferito proprio per sfuggire alla stalker. Lo aveva ‘agganciato’ dicendo di essere malata terminale e di aver bisogno di conforto, ma per quasi dieci anni, secondo quanto lo stesso frate ha raccontato in lacrime alla giudice nella scorsa udienza lo ha perseguitato alternando telefonate mute, richieste esplicite di vederlo e insulti.

Ad un certo punto aveva cominciato a diffamarlo su facebook aprendo due profili fake a suo nome dove ‘confessava’ di essere un pedofilo e di averla violentata. Per questo la 71 era già stata condannata, a Padova e anche a Bologna con sentenze passate in giudicato, che tuttavia non erano state sufficienti a fermarla.

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