Genova. Il giorno della rabbia, per l’ennesimo incidente mortale sul lavoro. Dall’alba di oggi gli operai delle riparazioni navali e i sindacati sono in sciopero e a presidio davanti ai cancelli dell’area dopo la morte, mercoledì 5 febbraio, di Lorenzo Bertanelli.
Il carpentiere di 36 anni è rimasto schiacciato sotto una grossa elica mentre lavorava alla sistemazione di un maxiyacht nell’area dell’Ente Bacini. Sull’incidente è stata aperta un’indagine per omicidio colposo da parte della procura di Genova.
Il presidio di questa mattina è stato il preludio di un corteo, partito intorno alle 9.30 con oltre 500 persone, e che si snoda nelle vie del centro fino alla prefettura, attraverso Cavour, Caricamento, via Gramsci, Annunziata e le gallerie di Zecca e Portello.
Sotto la prefettura Luca Marenco, Fiom Cgil, ha parlato ai lavoratori e manifestanti: “In Italia 85 morti nei primi giorni del 2025, questi sono i numeri di una strage, sono i numeri di una guerra e siamo qui in sciopero, oggi come ieri, per dire basta ai morti sul lavoro”.
I sindacati hanno portato una richiesta precisa: “Introdurre la figura dell’Rls (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ndr) di sito in tutto il porto, Rls che intervengano a prescindere che i lavoratori siano in appalto o subappalto”, chiarisce Stefano Bonazzi, segretario generale della Fiom Genova. L’11 febbraio si terrà l’incontro con l’Autorità portuale già previsto per la morte di Giovanni Francesco Macciò sulle banchine di Pra’, incontro che verrà esteso alla parte industriale. Dopodiché la prefetta Cinzia Torraco si è resa disponibile “per chiamare un tavolo entro fine mese con le parti sindacali, l’Autorità portuale e le parti datoriali, quindi la rappresentanza di Confindustria delle riparazioni navali, per discutere di Rls di sito e di protocolli di sicurezza portuali. È qualcosa che davvero può alzare la capacità di riduzione del rischio in maniera estremamente consistente. Può essere davvero l’elemento che mette in sicurezza quell’area, anche perché darebbe maggiore agibilità ai rappresentanti eletti dai lavoratori, gli unici che possono dire, al di là del profitto delle aziende: fermatevi perché quell’attività è pericolosa, perché quell’attività può mettere a repentaglio la vostra vita. Questo è quello che serve in quella realtà”.
In caso contrario, avvertono i sindacati, la mobilitazione iniziata oggi è destinata a proseguire: “Insieme in assemblea valuteremo se questo percorso andrà nella direzione giusta. Se non basterà, se la valutazione non sarà adeguata, torneremo a scioperare. Bisogna dirlo chiaramente ai padroni delle aziende delle riparazioni navali. Oggi si comincia, non ci fermiamo qua”, sottolinea Bonazzi davanti ai lavoratori.
“Serve un percorso prevenzione attraverso la continua ricerca di soluzioni che vanno oltre la normativa vigente ma che deve nascere da un focus concreto – aggiunge Omar Cattaneo operatore regionale Fim Cisl – aumentare la presenza di chi vigila può essere una soluzione ma bisogna che le aziende investano nei percorsi di formazione e crescita dei lavoratori”.

Andrea Torchia, Rls-Rsa Uiltrasporti e Matteo Carretta, Rsa Filt Cgil, fanno il punto della situazione su un tipo di lavorazione che, purtroppo, comporta dei rischi anche se – unico aspetto positivo – nell’area delle riparazioni erano anni che non si verificava un decesso sul lavoro: “Essendo cantieristica pesante il nostro è un lavoro che si presta a dei rischi molto elevati, e purtroppo i dispositivi di sicurezza obbligatori come caschetto, scarpe antifortunistiche non sono sono sufficienti, a volte fare le cose velocemente, avere dei tempi stringenti, porta sicuramente a lavorare in condizioni di sicurezza meno precise di quelle di quello che dovrebbe essere“, affermano.
Non si sbilanciano su quanto accaduto nell’incidente di ieri: “Diciamo che questa è stata sicuramente una fatalità, ora poi si farà chiarezza anche sulla dinamica dell’incidente, però è importante che tutte le ditte investano del denaro sulla sicurezza perché come possiamo vedere è una cosa di fondamentale importanza – continuano Torchia e Carretta – i ritmi di lavoro sono diventati più serrati negli ultimi anni, è una cosa positiva perché c’è molto lavoro però le aziende devono mettersi comunque al passo con i tempi, e spesso le ditte in appalto o subappalto sentono ancora di più la pressione delle scadenze”.
“Nessuno può chiamarsi fuori da una responsabilità che è collettiva – afferma stamani Alessandro Terrile, amministratore delegato di Ente Bacini – quello che è successo ieri è ciò che non dovrebbe succedere mai, si tratta del terzo incidente sul lavoro a Genova in pochi mesi e il primo incidente grave sul lavoro alle riparazioni navali dopo diverso tempo, serve una riflessione seria tra istituzioni, imprese e lavoratori sul rispetto delle regole, perché le regole ci sono, il rispetto delle procedure, il tema della catena degli appalti che spesso è troppo lunga, e non si può risparmiare sul lavoro, sugli appalti, a scapito della sicurezza, una questione che chiama a controlli più severi da parte di chi ha responsabilità, e al di là delle responsabilità giuridiche, quelle poi verranno accertate, nessuno oggi si può chiamare fuori da una responsabilità collettiva rispetto a quello che sta succedendo nel Paese e nella nostra città”.
I lavoratori di Ente Bacini, in tutto 48 dipendenti, hanno deciso di devolvere una giornata di lavoro alla famiglia di Bertanelli.