Savona. Giallo a Savona, dove nella notte tra venerdì e sabato la petroliera “Seajewel“, attualmente ancorata nel campo boe Sarpom a pochi chilometri dalla costa di Savona, sarebbe stata danneggiata da due esplosioni. La nave presenta una falla di oltre un metro. Fortunatamente le lamiere della camera di sicurezza hanno tenuto, evitando lo sversamento del petrolio in mare.
Ancora non è chiara la causa. Non è escluso possa essersi trattato di un semplice guasto tecnico durante le operazioni di scarico del greggio, ma nemmeno che a causare le esplosioni siano stati due ordigni posizionati all’esterno dello scafo (le lamiere infatti sono ripiegate verso l’interno).
La Capitaneria di Porto in giornata ha diffuso una nota parlando di “notizie prive di fondamento” e ricostruendo così l’accaduto: “Durante le operazioni di scarico di crude oil il personale specializzato, che sovrintendeva tali operazioni, ha constatato alcune anomalie – da accertare – nelle procedure di discarica decidendo, di concerto con questa Capitaneria di porto, per motivi precauzionali, l’interruzione delle stesse. Questa Capitaneria attuava, nell’immediatezza, le procedure previste dai Piani antinquinamento e antincendio portuali. Non sono stati registrati sversamenti né danni a persone. Sono attualmente in corso accertamenti tecnici a bordo dell’unità in questione volti a verificare l’origine di tali anomalie e ad eliminare le stesse per il prosieguo delle operazioni in sicurezza”.
Al di là delle dichiarazioni tranquillizzanti, però, quel che è certo è che la Procura di Savona ha aperto un fascicolo per chiarire l’accaduto e che, al momento, gli inquirenti non escludono nessuna pista: nemmeno quella di un attentato terroristico, dato che la Procura savonese si è messa in contatto con quella di Genova, che ha la competenza in materia. Al momento il riserbo degli investigatori sulla vicenda è massimo.
Sul posto stanno indagando i militari della Guardia Costiera di Savona, la scientifica e la Digos insieme ai sommozzatori della polizia arrivati dalla Spezia per individuare le cause e il movente.
La “Seajewel”, lunga 245 metri e larga 42, è stata costruita nel 2009 e naviga attualmente sotto bandiera di Malta. E’ arrivata venerdì 14 febbraio dall’Algeria.
Con il passare delle ore, la tesi di un ordigno posizionato all’esterno della chiglia sarebbe al momento la pista più seguita dagli investigatori, visto la conformazione del danno, vale a dire le lamiere piegate verso l’interno della parte sommersa della nave e la contemporanea moria di pesci che sta facendo crescere l’ipotesi di un’esplosione.
Ma chi avrebbe cercato di far saltare in aria la petroliera. E’ presto per dirlo, ma gli inquirenti stanno prendendo in considerazione la tesi della cosiddetta nave fantasma, vale a dire il fatto che secondo alcuni media la petroliera stava trasportando petrolio russo, nonostante le sanzioni.
LA SEAJEWEL: per Ukrainska Pravda trasporterebbe petrolio russo in Europa
La Seajewel, lunga 245 metri e larga 42, è stata costruita nel 2009 e naviga attualmente sotto bandiera di Malta. E’ arrivata venerdì 14 febbraio dall’Algeria. In un articolo di Euractiv la Seajewel è citata tra le navi che continuerebbero a trasportare petrolio russo nell’Unione Europea nonostante le sanzioni legate alla guerra in Ucraina.
Lo scorso dicembre la petroliera è partita dal porto di Ceyhan (Turchia) raggiungendo il 24 dicembre 2024 quello di Constanta, in Romania: secondo un’indagine di Ukrainska Pravda in quell’occasione sarebbe stata vista scaricare. I porti della Turchia, però, non hanno capacità di raffinazione, e l’Ufficio europeo per la lotta antifrode sta attualmente conducendo un’indagine proprio sulle consegne di petrolio russo attraverso gli scali turchi, che farebbero quindi da “cavallo di Troia” per l’ingresso in UE.
Anche i profili di RussianTankerTracker (bot automatizzato di GreenPeace UK) e RussianOilTracker hanno più volte, dal 2022 ad oggi, documentato partenze della Seajewel dal porto russo di Novorossiysk alla volta di scali turchi oppure sconosciuti.