Allarme

Fumi delle navi in porto, nel 2023-2024 superati i limiti di inquinamento per la salute umana

I dati di via Bari: 21 sforamenti in un anno, per l'Oms è pericoloso. Maresca: "Limiti di legge rispettati". Elettrificazione delle banchine in ritardo, la rabbia dei cittadini: "Non possiamo più aspettare"

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Genova. Nel periodo 2023-2024 la centralina Arpal di via Bari ha sforato i limiti di inquinamento da biossido di azoto indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità per la tutela della salute umana. È il dato, fornito da Stefano Lottici di Arpal, emerso durante la commissione comunale a Tursi per fare il punto sui fumi delle navi in porto e sui lavori di elettrificazione delle banchine deputati a risolvere definitivamente il problema.

Come già riferito all’osservatorio ambiente-salute nell’incontro di fine gennaio, rispetto alla normativa vigente i limiti di biossido di azoto, Pm10 e Pm2,5 sono tutti rispettati. Ma la nuova direttiva europea approvata lo scorso ottobre introduce limiti più restrittivi, che potranno dare luogo a sanzioni a partire dal 1° gennaio 2030, e recepiscono almeno in parte quanto l’Oms segnalava già dal 2021, ormai quattro anni fa.

In base a questi parametri, considerati già una soluzione di compromesso, la soglia di biossido di azoto viene fissata a 20 µg/m³ per la media annuale e 50 µg/m³ per la media giornaliera, da non superare più di 18 volte in un anno. “Nel periodo da agosto 2023 ad agosto 2024 i superi del futuro limite sono stati 21, ed è evidente che bisogna tener conto anche di questo parametro – ha spiegato Lottici -. I nuovi limiti saranno critici non solo per Genova, ma anche per altri territori. Questo dovrà essere da stimolo alle amministrazioni per mettere in campo azioni volte a migliorare la situazione”.

“Emerge chiaramente dai dati Arpal che i limiti di biossido di azoto, No2 e Pm10 e Pm2,5 rispettano ampiamente la vigente normativa – dichiara l’assessore al Porto Francesco Maresca -. Inoltre, il monitoraggio dell’ultimo anno su via Bari ha evidenziato un valore di 23 microgrammi al metro cubo del biossido di azoto (media annuale), rispetto a un valore limite di 40 microgrammi per metro cubo. Anche l’analisi dei dati a livello regionale conferma un trend in diminuzione per i principali inquinanti. Ritengo che il porto, motore fondamentale della nostra economia, debba essere anche un esempio di sostenibilità ambientale. Le emissioni inquinanti dei motori delle navi rappresentano una delle sfide più significative da affrontare per garantire un ambiente sano e una buona qualità dell’aria ai cittadini, la cui salute è nostra assoluta priorità”.

“Quest’estate avremo nuovamente gli sbuffi neri e i picchi di biossido d’azoto – interviene Eliana Pastorino della rete delle associazioni di San Teodoro -. Non è un problema di norme ma di salute e qualità della vita, non possiamo aspettare il 2030. Finché non ci sarà l’elettrificazione delle banchine non avremo una soluzione. Ci vuole un cronoprogramma e un’autocritica perché siamo in grandissimo ritardo e oggi sarebbe richiesto uno sforzo per recuperarlo. Genova è il fanalino di coda in Italia per l’elettrificazione del porto e sta pagando forti penalità per questo”.

Secondo gli ultimi aggiornamenti forniti dall’Autorità portuale (invitata in commissione ma assente) e confermati in aula dall’assessore comunale al Porto Francesco Maresca, i lavori per il cold ironing saranno completati a dicembre 2025 per quanto riguarda i due accosti delle crociere, mentre i quattro accosti per i traghetti saranno operativi da giugno 2026. I lavori, finanziati dal ministero dell’Ambiente con circa 20 milioni di euro, erano stati appaltati nel 2022 al consorzio guidato da Nidec e avrebbero dovuto concludersi già nel 2023.

Quasi un anno fa, interpellato dai comitati dei residenti, il difensore civico Francesco Cozzi aveva scritto all’Autorità portuale per sollecitare “l’adozione tempestiva di misure adeguate per ridurre le emissioni“, ricordando la direttiva europea del 2014 che impone agli Stati membri di dotarsi di infrastrutture elettriche sulle banchine entro il 2025. E poi, il rischio paventato dai comitati di San Teodoro è che possa ripetersi quanto già accaduto per il porto di Pra’, dove gli impianti in banchina sono rimasti fermi in mancanza di un regolamento di Arera che definisse le modalità di vendita dell’energia ai vettori navali.

Secondo uno studio presentato da Arpal nel 2023 nell’ambito del progetto europeo Aer Nostrum, Con all’elettrificazione delle banchine del porto la concentrazione di biossido di azoto nell’aria di Genova potrà abbassarsi fino al 20%, grazie a una riduzione del 60% delle emissioni contenute nei fumi delle navi nel bacino storico

I cittadini da anni chiedono alla Asl un’indagine epidemiologica per accertare le conseguenze sulla salute derivate da anni di esposizioni all’inquinamento. “Il problema riguarda tra le 40 e le 60mila persone a Genova – ricorda Federico Valerio dell’Ecoistituto Genova-Reggio Emilia -. I superamenti del 2024 sono stati registrati anche negli anni precedenti e non riguardano le centraline di Acquasola, corso Firenze e Quarto: la differenza è sicuramente l’emissione portuale”. “Vogliamo che quest’estate parta un presidio reale sul territorio, con coinvolgimento dell’Ordine dei medici e dei medici di famiglia, perché le persone più fragili che a luglio e agosto subiranno i fumi sappiano che possono rivolgersi alla Asl se hanno una crisi, e se vengono previsti picchi immediati si avvisi la popolazione e magari quel giorno si tiene la finestra chiusa”.

Al momento l’unica centralina ufficiale che monitora i fumi delle navi – in particolare le crociere – è quella di via Bari, equiparata a quella di largo San Francesco da Paola rimasta attiva fino ad agosto 2023. “Coi comitati è stata condivisa l’opportunità di installare una nuova postazione più a ponente per intercettare le emissioni dei traghetti, ma è necessario che qualche ente tiri fuori qualche soldo”, sottolinea Lottici. L’agenzia si è dotata anche di un nuovo software di modellistica ad alta risoluzione che permetterà di simulare le ricadute delle emissioni sulla fascia urbana costiera a partire del 2025.

Su dieci navi straniere fermate a Genova, cinque hanno problematiche legate alla gestione del funzionamento dei motori relativamente al biossido di azoto – spiega Paolo Leone, capo del servizio di sicurezza della navigazione della Capitaneria di Porto -. Altri controlli vengono effettuati sui bunker per verificare il tenore di zolfo, ma questo è un problema che non sussiste più”. A Genova sono state ispezionate 121 navi straniere, come previsto dalla direttiva europea, che assegna ad ogni Paese l’obiettivo comunitario, e sono state portate a termine altre 450 ispezioni, non obbligatorie, su navi così dette di seconda priorità, per raggiungere l’obiettivo strategico nazionale.

Ieri il tema è sbarcato in consiglio regionale con un’interrogazione della capogruppo di Avs Selena Candia, ma l’assessore Ripamonti ha rinviato la competenza all’Autorità portuale: “È doveroso conoscere lo stato dell’elettrificazione delle banchine nel porto di Genova. Da anni, i comitati e gli abitanti dei quartieri segnalano la scarsa qualità dell’aria nelle zone retro-portuali. Troviamo sconcertante che la Regione non abbia alcuna informazione su questo intervento“, ha commentato la consigliera.

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