Pallino

Dissalatore, Bucci torna alla carica: “Si può fare a Genova, cerchiamo i fondi per andare avanti”

Il governatore non ha abbandonato l'idea di un impianto per recuperare l'acqua di mare. Ma Piciocchi frena: "Non mi esprimo, prima devo studiare"

Genova. Che fine ha fatto il dissalatore? A margine dell’inaugurazione del nuovo depuratore di area centrale di Cornigliano, che a regime sarà in grado di trattare 15 milioni di metri cubi di acque reflue all’anno, l’ex sindaco Marco Bucci – nel frattempo diventato presidente della Regione – torna alla carica con un suo vecchio cavallo di battaglia.

Serve ancora? Assolutamente sì. Un impianto di dissalazione serve per Genova, per la Liguria, per l’Italia, per il mondo – commenta -. Dobbiamo imparare a poter utilizzare tutti gli elementi per diminuire il consumo dell’acqua. L’acqua deve lavorare con un ciclo, ma noi dobbiamo cercare di scaricare in mare il meno possibile, così non solo si evita l’inquinamento, ma soprattutto si fa in modo che ci sia un riciclo, come dovrebbe essere per tutte le materie prime”.

È dal 2022 che Bucci propone un impianto per rendere utilizzabile l’acqua del mare a scopi agricoli, civili e industriali in modo da “risolvere definitivamente il problema della siccità“, non solo a Genova e in Liguria, ma pure nella Pianura Padana. Secondo le stime del governatore, si potrebbero convogliare verso Nord fino a 100 milioni di metri cubi d’acqua, ottenuti in misure uguali dalla depurazione e dalla desalinizzazione. Costo ipotizzato, 400 milioni di euro. Erano stati fatti tentativi, mai andati a buon fine, per farsi finanziare il progetto con fondi Pnrr, poi si era ipotizzata la strada del project financing, sfruttando cioè investimenti privati.

Iren è uno dei candidati, ma non vorrei limitarmi a Iren – prosegue Bucci -. C’è un’azienda genovese, la Fisia (ex Italimpianti), che è la numero uno in Italia e tra le due principali aziende al mondo che fanno impianti di dissalazione. Abbiamo qui la tecnologia e le menti per fare questi lavori, siamo molto avanti rispetto a tante altre città d’Italia. Ho presentato un progetto molto concreto al ministro circa due anni e mezzo fa, vediamo se troveremo i fondi per poter andare avanti“. A fine 2023, peraltro, il Comune aveva affidato una consulenza da quasi 70mila euro all’ingegnere genovese Alessandro Leto per redigere le “linee guida per la strategia idrica della città”, compresa l’ipotesi di un dissalatore.

Non è tramontata nemmeno l’idea di realizzarlo a Genova, magari sulle aree ex Ilva che ospitano già il nuovo depuratore: “Ci sono molte aree su cui si può fare, ma si può fare anche in provincia. È chiaro che poi ci devono essere le feeding line, altrimenti dopo cosa te ne fai dall’acqua? Deve raggiungere altri posti. Ma questo costa e quindi bisogna cercare di ottimizzare anche le tubature e l’energia necessaria per distribuire l’acqua“, puntualizza il governatore.

E il candidato sindaco Pietro Piciocchi, attuale reggente di Tursi, inserirà il dissalatore nel suo programma elettorale? Per ora la risposta è improntata alla massima cautela: “È un tema su cui in questo momento non mi sento di esprimermi perché sono abituato a studiare e a documentarmi, quindi studierò la tematica e se riterrò utile questo tipo di opera certamente ne parleremo”.

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