Genova. Niente kebab, negozi etnici, sexy shop e distributori automatici non solo a Sampierdarena e nei vicoli, ma in tutti i centri storici della città. Comune di Genova e Regione Liguria, su proposta dell’assessora Paola Bordilli e del consigliere delegato Alessio Piana e in collaborazione con la Soprintendenza, hanno approvato in giunta le nuove intese commerciali con gli ampliamenti delle zone di particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico che d’ora in poi riguardano 15 zone della città, da Ponente a Levante comprese le vallate.
L’intesa era già in vigore dal 2018 per il centro storico e dal 2019 per Sampierdarena, poi ampliata ad alcune vie di San Teodoro. Anzitutto sono state allargate le aree già sottoposte a limitazione: non solo i caruggi, ma anche i viali di Castelletto da Manin a San Nicola, la zona di De Ferrari, via XX Settembre e San Vincenzo comprese via Colombo e via Galata. La zona di pregio di Sampierdarena è stata espansa sia verso il mare sia in via Rolando.

A Ponente diventano off limits i centri storici di Voltri, Pra’, Pegli, Sestri Ponente (come anticipato da Piciocchi pochi giorni fa) Cornigliano. A Levante sono inclusi l’asse di corso Buenos Aires, piazza Tommaseo, via Albaro e via Pisa, Boccadasse e le ex delegazioni di Quinto e Nervi. In Valbisagno vengono inclusi Borgo Incrociati, corso Sardegna, il cuore di San Fruttuoso e di Marassi, ma anche Molassana. In Valpolcevera vengono sottoposte a tutela Rivarolo, Certosa, Bolzaneto e Pontedecimo.
Tra le attività economiche che, a seguito delle intese, non possono insediarsi nei perimetri stabiliti dalla Soprintendenza, ci sono lavanderie e distributori automatici, phone center, internet point, money transfer, sexy shop, compro oro, attività connesse al gioco d’azzardo a distanza come la vendita di carte prepagate, ricaricabili, ricarica conti gioco e altre attività similari indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, negozi di vendita di alimenti precotti (definizione che include anche i famosi kebab). Un altro vincolo riguarda le attività che vendono merce indistinta senza alcuna specializzazione (in questa categoria rientrano ad esempio gli shop normalmente gestiti da cittadini asiatici), quelle che vendono alcolici confezionati, eccetto quelli certificati dall’Unione Europea (e quindi diversi minimarket) e le macellerie con prodotti non italiani (salvo i marchi di qualità). In ogni caso tutti i divieti riguardano solo le nuove aperture.
Ci sono però alcune novità sulle categorie merceologiche bandite dai centri storici. A spiegarlo è l’assessora Paola Bordilli: “Abbiamo anche affinato alcuni interventi tra cui il divieto di vendita di frutta e verdura, a eccezione di quella effettuata in locali commerciali dotati di vetrine e porte, il divieto di trasferimento degli h24 all’interno delle aree che rientrano nell’intesa e il divieto di sale gioco e scommesse. Infine tutte le zone che ricadono nel perimetro dell’Intesa, visionabili sul sito del Comune di Genova sul geoportale, le nuove attività saranno soggette al rilascio di autorizzazione da parte degli uffici comunali competenti, superando la semplice Scia e garantendo un maggiore controllo a monte”.
Le nuove intese commerciali rientrano nel piano di strategia commerciale del Comune di Genova “con l’obiettivo di valorizzare la particolare conformazione e le peculiarità della città, caratterizzata dal policentrismo con nuclei storici molteplici, eredità della Grande Genova del 1926 con l’annessione di diversi comuni”. L’individuazione dei centri cittadini, in cui estendere lo strumento dell’intesa commerciale, è frutto di uno studio e indagini che hanno rilevato la presenza di attività non solo commerciali, ma anche di servizio al cittadino, utilizzando anche la tecnologia Gis, quindi con cartografia georiferita che consente la visualizzazione su mappa di una molteplicità di dati, in costante aggiornamento. Da questo, sono state individuate anche le nuove polarità che tengono conto del sistema di accessibilità con particolare riferimento al tema della città dei 15 minuti, nell’ottica di sviluppare servizi in un percorso tipo di 150 metri.
“In questo modo si mette un freno ad attività che generano degrado. Con orgoglio siamo tra i pochi Comuni in Italia ad aver adottato sin dal 2018 questi strumenti di pianificazione commerciale e siamo i primi, a livello nazionale, ad utilizzare la possibilità concessa dal Dl Concorrenza del 2023, recepito da Regione, per condividere queste misure non solo con la Soprintendenza ma anche con le Prefetture, che ringrazio. L’ampliamento dell’intesa – continua Bordilli – è frutto di un’attenta fase d’ascolto, anche durante i quartieri in giunta, dei territori, delle associazioni di categoria del commercio e dei municipi, anche in un’ottica di aumento del decoro dei quartieri. Con una chiara e precisa visione politica della Genova multicentrica, andiamo così ad allargare a tutti i quartieri le misure che hanno avuto in questi anni un positivo riscontro in termini di valorizzazione delle attività commerciali di pregio e, di conseguenza, dei territori. Considero queste intese una dei più importanti strumenti di pianificazione commerciale dopo i gravi danni che le liberalizzazioni del decreto Bersani hanno causato al commercio delle nostre città”.
“Il piccolo commercio è tradizionalmente nervatura essenziale del tessuto economico ligure – aggiunge il consigliere regionale delegato Alessio Piana -. In questi anni ne abbiamo difeso la qualità, attivando da un lato strumenti finanziari a supporto della liquidità, dall’altro limitato aperture indiscriminate di attività, a scarso valore aggiunto, in zone della città ad alto patrimonio artistico, culturale e paesaggistico. Con la giornata odierna rafforziamo quanto già avviato in passato. Un altro passo in avanti, compiuto in accordo al Comune, alla Prefettura, alla Soprintendenza, alla Camera di Commercio e alle associazioni di categoria, per continuare a proteggere e valorizzare l’autenticità dei nostri territori”.
“Con l’estensione dell’intesa sul commercio a numerosi centri della città policentrica – commenta il segretario generale della Camera di Commercio Maurizio Caviglia – prosegue il lavoro di squadra avviato anni fa con Regione e Comune di Genova. Man mano che aumentano le zone perimetrate vengono allontanati gli insediamenti non in linea con la generazione di flussi che possono migliorare la qualità della vita di chi ci vive e di chi le frequenta. Insieme ai divieti devono poi intervenire le misure di sostegno che possono far crescere le opportunità di insediamento di attività innovative, sostenibili e virtuose nei diversi centri storici. La maggior soddisfazione è rappresentata dal fatto che la richiesta di queste estensioni sia arrivata con determinazione da imprenditori e da residenti accomunati dal desiderio di migliorare la qualità della vita della loro zona nella certezza che se in un luogo vivono bene i cittadini si troveranno a loro agio anche i turisti“.
“È il riconoscimento della policentricità di questa città – commenta Alessandro Cavo, presidente di Confcommercio Genova -. Queste aree di grande importanza commerciale residenziale per la città verranno da oggi tutelate evitando l’apertura di cattivo commercio, commercio di razzia, commercio che andrebbe a intaccare la qualità urbana di quelle zone. Purtroppo dobbiamo dobbiamo precisare che si tratta di un miglioramento da oggi in poi, nel senso che purtroppo queste misure non possono essere retroattive, però lo salutiamo come un ottimo strumento, un’iniziativa che noi sosteniamo da sempre per migliorare il tessuto urbano, facendo sì che possa rifiorire il piccolo commercio”.
“È una sperimentazione partita anni fa sul centro storico, si è estesa su Sampierdarena ed oggi riusciamo a espanderla su tutte le delegazioni – aggiunge Paolo Barbieri, direttore di Confesercenti Genova -. Ricordiamo che Genova è una città che è nata per incorporazione di centri vivi e attivi con un proprio centro storico. Per noi sono sempre stati centri storici di valore, ma ancor più oggi viene valorizzato questo aspetto. A Sampierdarena questa misura ha portato un miglioramento della qualità delle attività che si vanno a insediare nelle aree di pregio. Questo ha fatto sì che ci sia una valorizzazione complessiva del patrimonio immobiliare e della delegazione nel suo complesso. Contiamo che questi aspetti positivi si possano riverberare anche altrove”.