Le indagini

Tragedia di Sampierdarena, la 34enne sopravvissuta: “Eravamo sconvolte dal pensiero di perdere i bambini”

La sorella di 31 anni, madre di quattro bimbi, era morta sul colpo. Al momento non ci sarebbero elementi per far pensare a un'istigazione al suicidio

tragedia sampierdarena, doppio suicidio

Genova. E’ stata sentita dagli investigatori della squadra mobile la 34enne che due settimane fa si è gettata dal quarto piano di un palazzo di via Cantore subito dopo la sorella di 31, quest’ultima deceduta sul colpo. Lei è stata più fortunata perché l’aeratore di un condizionatore d’aria ne ha rallentato la caduta. E’ tuttora ricoverata nel reparto di ortopedia dell’ospedale San Martino di Genova e le gravi lesioni che ha subito probabilmente la segneranno per tutta la vita, così come il dramma di aver perso la sorella a cui era molto legata.

Sono stati proprio i medici del San Martino a dirle che sua sorella non c’è più e a spiegarle quanto accaduto. Lei non ricorda praticamente nulla di quella mattina. Per giorni i medici del nosocomio genovese hanno stoppato le richieste della squadra mobile di avvisarla come prevede la legge che sul corpo della sorella sarebbe stata effettuata l’autopsia. Era ancora troppo agitata e non volevano darle la terribile notizia.

Ma la Procura di Genova aveva aperto un fascicolo sulla tragedia e il sostituto procuratore Luca Monteverde aveva ipotizzato il reato  di istigazione al suicidio contro ignoti. Per questo si rendevano necessari alcuni passaggi obbligati, come l’esame autoptico appunto ma anche la testimonianza della sopravvissuta. 

In ogni caso al momento nessun elemento è emerso per pensare che qualcuno possa aver indotto le due donne a togliersi la vita. Prima che l’inchiesta venga archiviata sarà necessario attendere anche l’esito dell’analisi del telefono della 31enne, ma l’ipotesi che sembra trovare sempre più conferme è quella di una tragedia maturata nel rapporto molto stretto tra le due donne che accusavano l’ex marito della più giovane di aver abbandonato la famiglia per rifarsi una vita.

Di un vero e proprio “rancore” verso l’uomo, con cui le due sorelle non avevano più alcun rapporto da mesi oramai, parla anche una recente sentenza con cui l’uomo è stato condannato a 4 mesi per aver chiuso in casa per circa due ore le due donne. Lui aveva parlato di una sbadataggine per aver preso il secondo mazzo di chiavi, la giudice lo ha condannato ma ha rilevato “un alto livello di conflittualità” tra i coniugi e il ruolo della donna “tutt’altro che passivo”, con continue e inspiegabili chiamate alla polizia negli ultimi mesi “quasi come se lo stesso dovesse subire il processo penale non tanto per le condotte che gli sono state contestate, quanto piuttosto per la sua scelta di separarsi e di iniziare un nuova vita” aveva scritto la giudice.

E lo stato di agitazione della donna si era palesato anche nel corso dell’udienza di separazione: tanta rabbia per quella che lei percepiva come un’ingiustizia che aveva indotto nell’udienza che si era tenuta a dicembre il giudice Domenico Pellegrini a riprenderla più volte affinché si calmasse.

La decisione di togliersi la vita è maturata proprio qualche giorno prima l’ennesima udienza in tribunale che verteva anche sull’affidamento dei quattro bambini (che ora sono stati affidati all’ex marito). La 34enne non è stata in grado di spiegare – forse anche a causa che numerosi farmaci che gli vengono prescritti dai medici – perché abbia deciso di seguire la sorella nella sua terribile scelta ma quel che sembra assodato è che nessuno – se non forse la loro stessa mente – non solo le ha spinte, ma nemmeno le ha indotte a compiere un gesto così estremo.

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