Genova. E’ stato dichiaro “estinto” per morte di uno dei ricorrenti il procedimento la cui udienza si è tenuta questa mattina e che riguardava il divorzio tra le 31enne che si è uccisa martedì mattina lanciandosi dal quarto piano e l’ex marito.
Il giudice Domenico Pellegrini non ha potuto far altro che chiudere la causa in corso per la separazione che comporta contestualmente l’affidamento dei figli minori al padre dei bambini che ha la potestà genitoriale visto che in corso di processo non era emersa nessuna ragione concreta per privare l’uomo del diritto-dovere a crescere i 4 bambini.
Mentre resta aperto, in attesa dell’audizione della sorella della vittima e dell’autopsia, il fascicolo contro ignoti sulla morte della 31enne aperto dal pm Luca Monteverde per svolgere alcuni accertamenti che tentino di far luce sulla tragedia, il drammatico quadro famigliare e le tensioni tra i coniugi emerge con chiarezza dalla sentenza depositata il 26 settembre dalla giudice Simona Macciò che aveva condannato il marito a 4 mesi di reclusione con la condizionale, per essere uscito lasciando chiuse il casa la moglie e la cognata mentre i bambini dormivano e lui era andato in moschea.
Nonostante la condanna lieve per quello che è tecnicamente un sequestro di persona la giudice invece aveva assolto il marito dalle lesioni di cui lo accusavano la 31enne e la sorella spiegando che non c’erano prove e al contrario era stato l’uomo a ritrovarsi con delle ferite da graffio refertate e che quindi sussiste invece l’ipotesi alternativa che fosse stata la 31enne ad aggredire il marito che le aveva comunicato la volontà di chiedere il divorzio.
Quello che secondo la giudice emergeva da tutta la vicenda era “un alto livello di conflittualità tra imputato e parte civile dovuto all’intervenuta crisi coniugale, sfociata nella separazione giudiziale, nell’ambito della quale” la 31enne “sembra ricoprire un ruolo non già passivo, se si considera che daIla sua deposizione e dal complessivo contegno assunto nel corso dell’intero processo (in cui si son visti succedere tre diversi difensori della parte civile) ha manifestato un grande rancore nei confronti” del marito, “quasi come se lo stesso dovesse subire il processo penale non tanto per le condotte che gli sono state contestate, quanto piuttosto per la sua scelta di separarsi e di iniziare un nuova vita”.
La 31enne, secondo quanto emerso dalla sentenza, “traeva supporto morale e materiale nella sorella giunta da poco in Italia” e “contestava con forza e caparbietà il comportamento del marito, chiamando la Polizia per ogni condotta dalla stessa ritenuta non conforme l rispetto della famiglia.
Le stesso atteggiamento la 31enne lo aveva tenuto nelle recenti udienze sulla separazione, nell’ultima delle quali si era addirittura presentata senza avvocato. E aveva continuato a chiamare la polizia per denunciare presunti comportamenti del marito anche dopo che quest’ultimo aveva cominciato una nuova vita, come era accaduto il 2 gennaio quando alle 4 del mattino aveva chiamato il 112 sostenendo che il marito gli aveva portato via i figli salvo poi. Gli agenti dopo aver svegliato tutta lo zio, il padre e anche i bambini per capire cosa fosse successo avevano scoperto che era stata proprio l’ultima udienza del tribunale a stabilire che i bimbi passassero le vacanze di Natale con il padre.