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Termovalorizzatore in Liguria, Bucci accelera: “Entro tre mesi la manifestazione di interesse”

Scarpino resta tra i siti idonei nonostante le limitazioni di volume. Il presidente: "Vogliamo un impianto in grado di produrre energia e meno CO2 di quella emessa oggi"

Generico gennaio 2025

Genova. Arriverà nel giro di “due o tre mesi, non di più” l’avviso di manifestazione di interesse per l’impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria. La giunta Bucci accelera e individua nel partenariato pubblico-privato lo strumento preferenziale per raggiungere l’obiettivo: avere entro i confini regionali un termovalorizzatore o un’infrastruttura basata su una tecnologia alternativa in grado di gestire 200mila tonnellate di materiale all’anno.

Non abbiamo ricevuto offerte, sia ben chiaro. Saremo noi a pubblicare una manifestazione di interesse, sollecitando le aziende che sono pronte – spiega il presidente Marco Bucci interpellato a margine di un evento al Palasport – E non vorrei dire termovalorizzatore, vorrei dire un impianto che riesca a generare energia. Potrebbe essere un waste to chemical, potrebbe essere un termovalorizzatore, non lo definiamo noi in partenza. Noi vogliamo che però ci sia la partecipazione delle aziende, della tecnologia, per dare a noi quello che è meglio per chiudere il ciclo dei rifiuti e nello stesso tempo avere vantaggi per chi è lì attorno. Sapete che a Torino, ad esempio, c’è il teleriscaldamento, il riscaldamento gratuito per chi sta attorno. E quindi anche noi vogliamo avere vantaggi di tipo energetico e ovviamente di riduzione della Tari“.

Alla base c’è lo studio commissionato al Rina dall’Arlir, l’agenzia regionale per i rifiuti, che aveva individuato cinque aree idonee, tra cui la discarica di Scarpino sulle alture del Ponente genovese. Una successiva delibera di giunta dovrebbe poi restringere a tre il perimetro delle possibili opzioni e sulla base di questa shortlist la Regione aprirà la procedura aperta agli operatori economici.

A Genova le operazioni sono già in fase avanzata perché, contestualmente alla presentazione dello studio del Rina lo scorso aprile, il Comune (all’epoca era sindaco Bucci e Toti era ancora il governatore in carica) aveva dichiarato l’interesse a costruire l’impianto proprio a Scarpino. Dal canto suo Amiu aveva dato la propria disponibilità e nel frattempo ha elaborato due studi di fattibilità alternativi: un termovalorizzatore e un gassificatore, con costi di realizzazione intorno a 300 milioni di euro.

Ma Scarpino è ancora ritenuto un sito idoneo? “Direi di sì, ha delle limitazioni di volume, però direi che è ancora ritenuto un sito idoneo – risponde nel merito il presidente Bucci -. Ma non so, bisogna vedere se qualcuno fa l’offerta per Scarpino. Saranno le aziende a decidere le aree. E poi vedremo se i sindaci saranno d’accordo”. La zona individuata sarebbe quella della cornice superiore della discarica di Scarpino, sopra l’area del ormai famigerato impianto Tmb, i cui lavori hanno subito ritardi pesanti per via di problemi al terreno delle fondazioni che l’azienda vorrebbe risolvere con un sistema di palificazioni.

“C’è un altro grande vantaggio che vogliamo ottenere”, aggiunge Bucci: “Noi vogliamo un sistema che riesca a mandare meno CO2 nell’aria rispetto a quella che viene emessa oggi trasportando i rifiuti da una parte all’altra, quindi facendo tanti chilometri in autostrada. Avremo un sistema che ci darà meno CO2 paragonata a quella di oggi. Questo sarà il grande vantaggio dal punto di vista ambientale”.

Sull’ipotesi di un termovalorizzatore a Scarpino pendono però le forti perplessità degli abitanti della Val Chiaravagna e in generale della zona di Sestri Ponente. Le preoccupazioni riguardano l’inquinamento, ma anche gli aspetti idrogeologici. Da capire quale potrebbe essere il possibile impatto sulla campagna elettorale in una tornata cruciale per il capoluogo.

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