Genova. Per verificare lo stato della contaminazione da PFAS (sostanzesostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche) nelle acque potabili italiane, nei mesi di settembre e ottobre 2024 Greenpeace Italia ha condotto un’indagine indipendente durante la quale ha prelevato 260 campioni in 235 comuni italiani di tutte le regioni e le province autonome. Le analisi, condotte da un laboratorio indipendente e certificato, hanno determinato la presenza di 58 molecole PFAS.
I risultati mostrano una diffusa presenza di questi composti inquinanti nelle reti acquedottistiche: le maggiori criticità si registrano in quasi tutte le Regioni del Centro-Nord e in Sardegna. Le situazioni più critiche si registrano in Liguria (8 campioni contaminati su 8 analizzati), Trentino Alto Adige (4/4), Valle d’Aosta (2/2), Veneto (19/20), Emilia Romagna (18/19), Calabria (12/13), Piemonte (26/29), Sardegna (11/13), Marche (10/12) e Toscana (25/31). Le Regioni in cui si riscontrano meno campioni contaminati sono, nell’ordine: Abruzzo (3/8), l’unica regione con meno della metà dei campioni positivi alla presenza di PFAS, seguita da Sicilia (9/17) e Puglia (7/13).
I campioni sono stati presi dalle fontanelle pubbliche. A Genova le analisi hanno riguardato quella di piazza Aprosio, di Sestri Ponente, risultata poi contaminata con 13,8 ng/l, cosa che la fa rientrare tra le maggiormente contaminate – come riporta il report di GreenPeace, anche se il limite previsto dalla legge è di 100 ng/l.
“Nel 2020 è stata adottata la revisione della direttiva sull’acqua potabile (DWD, 2020/2184), che prevede i seguenti limiti: 500 nanogrammi per litro (o 0,5 microgrammi per litro) per il parametro “PFAS totali” e 100 nanogrammi per litro (o 0,1 microgrammi per litro) per il parametro “Somma di PFAS”. In Italia quest’ultimo valore sarà determinato dalla somma di 24 molecole- scrive GreenPeace Italia – Tuttavia, in accordo con le più recenti evidenze scientifiche, i valori introdotti a livello comunitario non sono allineati con alcune delle soglie di rischio per la salute umana. Ne è la conferma il parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) – pubblicato nel 2020 poco dopo l’approvazione della direttiva europea sull’acqua potabile – che ha indicato soglie di assunzione settimanali molto basse, pari a 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo per sole 4 sostanze (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS)”.
Il reporto di GreenPeace (consultabile a questo link) riporta tutti i dati e la mappatura di questa campagna di monitoraggio. I dati sono preoccupanti, ma a preoccupare è maggiormente il silenzio della politica: “Di fronte a questo scenario che imporrebbe a livello nazionale azioni cogenti e responsabili per tutelare la collettività, il silenzio del governo Meloni è assordante nonostante le numerose sollecitazioni della società civile e delle comunità pesantemente impattate dalla contaminazione. Finora non si registrano interventi concreti per arginare una contaminazione la cui portata è sempre più vasta”.