Genova. La maggioranza di centrodestra in consiglio comunale si è spaccata su un ordine del giorno contro l’omotransfobia, presentato da Cristina Lodi (Misto) e sottoscritto da tutta la minoranza (tranne Mattia Crucioli di Uniti per la Costituzione) e dai gruppi di Vince Genova e Genova Domani ma non dagli altri gruppi di centrodestra.
Il documento è stato presentato dopo l’episodio del giovane aggredito nel centro storico di Genova da un gruppo di ragazzi, insultato e minacciato per il suo orientamento sessuale. La votazione finale ha visto il sì di Pd, M5s, rossoverdi, gruppo Misto e del nuovo gruppo “Progetto al centro”, nella maggioranza voto positivo dalle civiche Vince Genova e Genova Domani, e poi no di Crucioli (UpC) e di Federico Bertorello (Lega) e l’astensione degli altri due consiglieri della Lega, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e dei consiglieri di Liguria al centro (Lista Toti) Cavalleri e Gandolfo (dati ultimamente molto vicini a Fdi) mentre Lorenzo Pellerano, dello stesso gruppo, è uscito dall’aula al momento del voto.
L’astensione perché – hanno spiegato i gruppi del centrodestra che non hanno votato a favore, e Franco De Benedictis di Fratelli d’Italia nel suo intervento in aula – la mancata condivisione su un passaggio del documento in cui si propone di destinare risorse ad associazioni come Liguria Rainbow e Arcigay perché portino avanti progetti di educazione nelle scuole. Nel testo, in realtà, si parla di “Arcigay, Liguria Rainbow e di tutte le altre associazioni attive”. Crucioli, Bertorello e Galdolfo, hanno parlato di “strumentalizzazione”. Crucioli, inoltre, ha detto che “l’episodio è stato raccontato dalla stampa ma a oggi non c’è ancora stato un processo o una sentenza sui quei fatti”.
Filippo Bruzzone, capogruppo dei Rossoverdi, ha letto in aula rossa una testimonianza firmata dal ragazzo aggredito nei giorni scorsi nel centro storico. Dalla minoranza critiche da Arianna Viscogliosi (Pac) che ha dichiarato “Volersi nascondere dietro alla questione delle associazioni è riduttivo del dibattito e non ci permette di condividere un atto importante”, Davide Patrone, capogruppo Pd, ha definito “vergognosa” la presa di distanza di Crucioli accusandolo di avere fatto “victim blaming” su chi ha denunciato l’aggressione.
Come detto, Vince Genova e Genova Domani hanno invece votato a favore del documento. “Come compagine siamo culturalmente schierati per un Paese che sia egualitario sul piano dei diritti civili” le parole di Federico Barbieri (GD).
Nel testo si parlava dell’episodio come di un “fatto gravissimo” e di “un segnale di una escalation di violenza e di omofobia da contrastare”. “Preso atto altresì che è urgente un impegno più forte per una politica che sostenga e promuova la cultura del rispetto contro ogni discriminazione o gesto omofobo – si legge nell’odg – impegna sindaco e giunta a offrire collaborazione alle forze dell’ordine affinché vengano identificati i colpevoli aggressori e fatta giustizia” ma anche – ed è questo il passaggio non condiviso da parte del centrodestra – di “valutare di destinare risorse al fine di promuovere iniziative a partire dalle scuole genovesi al fianco di Arcigay e Liguria Rainbow e di tutte le associazioni specializzate in azioni culturali e di promozione dei diritti per contrastare odio e violenza soprattutto a carattere omofobo”.
Un ordine del giorno analogo è stato presentato oggi fuori sacco anche in consiglio regionale. A proporlo, con le firme di tutti i consiglieri di opposizione, è stata la capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra Selena Candia, ma l’intesa per portarlo in aula non si è concretizzata. Il centrodestra ha chiesto di eliminare ogni riferimento all’identità di genere, condizione ritenuta inaccettabile dalla consigliera rossoverde che ha deciso quindi di depositare il provvedimento senza modifiche per discuterlo nella prossima seduta.
“Le persone hanno il diritto di essere se stesse. Per questo troviamo inaccettabile la posizione del centrodestra, pronta a promuovere politiche di inclusione, a patto che non riguardino l’identità di genere e negando oltretutto le discriminazioni della comunità Lgbtqia+. Non abbiamo bisogno di solidarietà ipocrite, ma di lavorare insieme per i diritti – il commento di Candia – è fondamentale per le vittime di aggressioni omofobe riuscire a denunciare, con la sicurezza della tutela da parte dello Stato e senza il timore di trovarsi di fronte a istituzioni ostili e non formate per offrire il supporto necessario. Non bisogna certo far ricadere la responsabilità dell’eventuale mancata denuncia sul singolo”.
“Da tempo è chiaro che, nel contesto politico di questa maggioranza che governa il Paese, le libertà di molti sono a rischio, in particolar modo quelle della comunità Lgbtqi+. Questo viene confermato dall’incoerenza di chi, come la destra ligure, parla d’inclusione per poi, nei fatti, fare l’esatto contrario”, commenta il capogruppo del Partito Democratico, Armando Sanna.
“Ancora una volta la posizione del centrodestra appare assente, se non addirittura ostile, quando accadono fatti del genere. Nascondere i fatti sotto la sabbia, non chiamare le cose e i fatti con il loro nome, discriminazioni e violenza legate alla identità di genere, questo è quanto purtroppo sta accadendo sempre più spesso nella nostra città e regione”, dichiara Gianni Pastorino, capogruppo della Lista Orlando.
“Le discriminazioni nei confronti della comunità Lgbtqia+ a Genova sono iniziate quando il sindaco della sesta città d’Italia ha impedito la registrazione all’anagrafe dei bimbi di coppie omogenitoriali. Per questo temevamo che l’esito dell’Ordine del giorno fosse già scritto e in Aula oggi la destra ha dato prova della propria miopia. Una destra che ancora oggi crede che l’unica famiglia possibile sia quella del Mulino Bianco. L’ennesima brutta parentesi di questa consiliatura”, conclude Stefano Giordano, capogruppo del Movimento Cinque Stelle.