Genova. “Il cantiere partirà ad aprile e i lavori dureranno 24 mesi”. L’annuncio è del vicesindaco reggente Pietro Piciocchi che ieri, a margine della giunta itinerante a San Fruttuoso, ha fatto il punto anche sul prolungamento della metropolitana fino a piazza Martinez. A conti fatti, se non ci saranno altri imprevisti, la nuova stazione al servizio del quartiere sarà pronta nel 2027, in ulteriore ritardo rispetto alle ultime promesse dell’ex assessore Matteo Campora.
Del resto era chiaro già diversi mesi fa che i tempi si sarebbero allungati. Nello studio di Rina e Metropolitana Milanese per la revisione del progetto definitivo era spiegato che il “punto zero” sarebbe stato il completamento dei lavori di ampliamento dell’impalcato di via Archimede, e a complicare il cammino sono state pure le opere di rifacimento della rampa di corso Galilei, senza la quale i mezzi non potevano accedere al rilevato ferroviario. Una volta adeguato il fornice del sottopasso ferroviario, con lavori che negli scorsi mesi non hanno risparmiato disagi alla viabilità, si può finalmente partire col prolungamento vero e proprio della linea e la costruzione della fermata che sorgerà alle spalle di piazza Martinez.
L’ostacolo principale – fin dall’inizio di quest’avventura partita nel lontano 2018 con un finanziamento complessivo di 148 milioni dal Mit per estendere la linea a Martinez e Canepari – era l’interferenza con le officine ferroviarie di piazza Giusti, i cui binari di accesso avrebbero tagliato la strada a quelli della metro. Nei piani iniziali di Trenitalia c’era la dismissione e il trasferimento a Savona già nel 2017, ma il termine, anche per le proteste dei sindacati, è stato continuamente rinviato. Nella prima versione del progetto definitivo si parlava del 2026 per l’entrata in funzione del prolungamento, data smentita categoricamente da Campora che promise il 2022. Alla fine il Comune, dopo anni di interlocuzioni, si è deciso a trovare una soluzione per far convivere la metropolitana con le attività manutentive dei treni.
E la soluzione è stata trovata con una variante approvata nel 2024, con costi superiori per 1,5 milioni, che prevede l’arretramento della stazione di 95 metri rispetto all’asse con piazza Martinez, in modo che i binari finiscano prima di intersecare quelli ferroviari. Il collegamento col cuore pulsante di San Fruttuoso avverrà tramite una passerella pedonale sopraelevata che arriverà alle spalle dell’ultimo edificio di via Giacometti. Da qui il percorso proseguirà per poi sbucare a levante della scuola Marconi. Nella configurazione definitiva, una volta dismesse le officine, l’accesso avverrà attraverso un passaggio a raso ricavato sull’ex sedime ferroviario, risparmiando circa 50 metri di percorso. Tuttavia, in caso di ulteriori ritardi da parte di Trenitalia, la passerella provvisoria potrebbe essere dimensionata come “opera definitiva” destinata a durare per un periodo superiore ai due anni.

Tutto quello che succederà in seguito dipenderà in buona parte dalle decisioni di Trenitalia sul trasferimento delle officine. Il Comune ha già a disposizione i finanziamenti per il secondo lotto che prevedeva in origine un parcheggio di interscambio raggiungibile da piazza Martinez e un collegamento pedonale col ponte di Terralba. Progetto che andrà probabilmente ripensato alla luce delle pesanti modifiche apportate al primo tratto.
Dopodiché, nonostante le difficoltà enormi per realizzare 550 metri di linea senza scavi, che forse saranno operativi 15 anni dopo l’inaugurazione di Brignole, si guarda ancora verso levante. “La prossima settimana delibereremo la richiesta che invieremo al ministero per il finanziamento anche del tratto Terralba-San Martino“, annuncia Piciocchi. Per le due nuove stazioni decise dal Comune – entrambe sotterranee, una in corrispondenza di viale Benedetto XV con un accesso anche da via Barrili e un’altra sotto via Mosso con entrata di fronte al pronto soccorso – serviranno almeno 282 milioni di euro con difficoltà tecniche non indifferenti. La stima parla di tre anni di lavori con un orizzonte che andrà certamente oltre il 2030.