Genova. Era ammalorato da anni il muraglione crollato martedì mattina in via Cinque Santi, nel quartiere del Lagaccio, non molto lontano dalla frana che sconvolse via Ventotene una dozzina d’anni fa. A dirlo sono le numerose testimonianze dei residenti della zona, ma anche le immagini di Google Street View, che mostrano inequivocabilmente le crepe e lo spanciamento della struttura collassata dopo le piogge incessanti degli ultimi giorni, solo per fortuna senza provocare vittime o feriti, ma un totale di sette evacuati.
Un crollo annunciato, insomma. Figlio, come molto spesso accade in questa città emblema del dissesto idrogeologico, di problemi che dovevano essere risolti nell’ambito di una proprietà privata, ma che alla fine si riversano su aree pubbliche creando notevoli pericoli. Ad abitare proprio sopra lo squarcio era Simone Ballardin, residente da sette anni al civico 1 di via Cinque Santi insieme a moglie e tre figli, ora evacuato insieme ad altre due persone. Il muraglione sosteneva il suo giardino, dal quale aveva accesso all’appartamento.

“È dal 2020 che invio segnalazioni agli amministratori condominiali perché il muro era in condizioni critiche e c’erano segni evidenti di cedimento – racconta a Genova24 -. Tra l’altro io sono geometra ed ero in grado di capire la situazione. C’erano stati problemi relativi a una fognatura dopo lavori di scavo, non sappiamo se quella fosse la causa dell’ammaloramento. Di certo io ho comprato nel 2018, già allora c’erano i vetrini e avevo notato che le fessure si stavano allargando”.
Questi vetrini si chiamano in realtà fessurimetri e servono a capire se una lunga crepa stia più o meno dilatandosi e se ci siano movimenti sospetti. Lo stesso sistema di monitoraggio è montato su molti altri muri della stessa epoca nella zona del Lagaccio e Oregina. Non distante anche la base della chiesa di Santa Caterina ne è dotata per rilevare eventuali cedimenti strutturali, anche se a oggi non ci sono situazioni di pre-allarme.
In via Cinque Santi, dopo anni di allarmi a vuoto, nelle prossime settimane si sarebbe dovuta tenere un’assemblea condominiale per discutere anche di questo intervento. Troppo tardi. “Stamattina eravamo a casa, abbiamo sentito un rumore forte e ci siamo accorti del crollo. Lo temevamo, ma speravamo che non succedesse”. I danni sono ingenti, ma le conseguenze potevano essere ancora peggiori: “Siamo un centinaio di persone a passare di lì tutti i giorni per entrare e uscire dal palazzo”, ricorda Ballardin, che si è temporaneamente trasferito da parenti delle vicinanze insieme a tutta la famiglia.
Nel video gli istanti subito dopo il crollo visti dal giardino di Simone Ballardin
“I vetrini erano stati messi più di dieci anni fa – conferma l’amministratore Fabio Piccardo -. Io ho preso l’incarico da un paio d’anni, ho fatto un paio di assemblee per proseguire negli accertamenti per le opere di messa in sicurezza. A marzo-aprile non si era raggiunto il numero legale nemmeno per dare gli incarichi ai tecnici: probabilmente alle persone non interessava la questione. Nel frattempo, nonostante non ci fosse la delibera, avevo incaricato un ingegnere, che poi ha portato con sé un geologo. A novembre sono stati effettuati sopralluoghi e un’indagine strumentale per determinare la struttura di ciò che c’è dietro il muro. La relazione è arrivata a inizio gennaio ed era già stato predisposto un piano di intervento. Purtroppo il tempo è tiranno e ci ha anticipato”.
Eppure il muraglione, stando ai risultati delle analisi, non sembrava nemmeno così pericoloso: “Le fessure si erano allargate di qualche millimetro, ma non ci era stato indicato un pericolo di crollo imminente. Forse c’erano problemi strutturali. Quel muraglione dovrebbe essere di cemento armato, ma tra i detriti non c’era un millimetro di ferro. Parliamo magari di strutture degli anni Sessanta. Se così fosse, vuol dire che quel muro ha già fatto il suo lavoro dignitosamente”.
Sono guai tutt’altro che insoliti nel quartiere. Nell’agosto 2023, a pochi metri dal muraglione crollato oggi, una frana si era verificata in via Sapri, creusa semi-pedonale. Anche in quel caso a essere interessato da uno smottamento era stato un versante su cui da tempo erano stati lanciati allarmi. E anche in quel caso si trattava di un terreno privato. In quel frangente i lavori di ripristino del passaggio durarono diversi mesi.
Pure in questo caso la situazione era nota agli uffici pubblici, come conferma il presidente del Municipio Andrea Carratù. Ma il Comune non aveva le competenze per intervenire, e così si è arrivati al momento dell’inevitabile collasso. “Quel muro era attenzionato da anni – ha ribadito oggi il consigliere municipale Massimiliano Lucente del M5s -. C’era una grossa crepa da cima a fondo e dei vetrini che avrebbero dovuto essere verificati per prevenire. Ma oramai sappiamo che, finché non crolla tutto, nessuno fa niente”.
Intanto proseguono anche col buio le ricerche tra le macerie, in corso da ore con l’obiettivo di escludere matematicamente che ci siano persone rimaste intrappolate sotto la frana. Sul posto hanno operato per tutto il giorno diverse squadre dei vigili del fuoco con cinofili, unità Usar e droni, insieme alla protezione civile e alle forze dell’ordine. Non è arrivata alcuna segnalazione su passanti potenzialmente travolti, ma nemmeno testimonianze che potessero smentire questo scenario.

La prima emergenza da affrontare è stata la grossa fuga di gas provocata dal trancio di netto delle tubature. Una volta arrestata la perdita con l’intervento dei tecnici di Ireti, sono iniziati i lavori per ripristinare la fornitura di gas e garantire così la possibilità di cucinare e di usufruire del riscaldamento ai circa 140 abitanti dei due edifici interessati dalla frana. Nel frattempo la Protezione civile, di concerto con i servizi sociali del Comune di Genova, si è attivata per alloggiare in albergo le persone fragili che ne facciano richiesta e per gestire eventuali altre necessità.
leggi anche

Crolla muro al Lagaccio, frana spezza tubo del gas: sette persone evacuate, si scava ancora

Frana al Lagaccio, si continua a scavare e nel muro i vigili del fuoco trovano una “capsula del tempo”

Muro crollato al Lagaccio, una “galleria degli orrori” con le zone a rischio del quartiere: “Decenni di incuria”
