Genova. Potrebbe non rivelarsi una passeggiata la votazione del bilancio previsionale del Comune per il nuovo vicesindaco reggente Pietro Piciocchi, da ieri al vertice di Palazzo Tursi dopo la decadenza definitiva di Marco Bucci. Non tanto per le insidie finanziarie, quanto per quelle politiche. Perché all’interno della maggioranza, nonostante la vittoria alle regionali e il varo delle rispettive squadre di governo, il clima non è poi così sereno come può sembrare.
Le prime avvisaglie si sono registrate ieri in alcuni consigli municipali chiamati a votare proprio il bilancio del Comune. In Centro Est, Medio Levante e Ponente la maggioranza di centrodestra non aveva i numeri per garantire il numero legale e l’opposizione ne ha subito approfittato per far saltare le sedute.
Stessa dinamica la settimana scorsa a Tursi durante una commissione consiliare sul medesimo tema, episodio derubricato a inciampo casuale dal centrodestra ma subito stigmatizzato dalla minoranza. E in effetti quattro episodi, quattro scivoloni, in così rapida successione difficilmente possono essere il frutto di una coincidenza o di banali errori di distrazione.
Costa sta succedendo? Voci autorevoli nei corridoi del centrodestra spiegano che alcuni consiglieri “non sono molto contenti” degli ultimi sviluppi. In particolare una parte della componente civica (tra cui l’ala più vicina a Noi Moderati e quindi a Ilaria Cavo) non avrebbe gradito le scelte di Pietro Piciocchi sulla revisione della giunta.
La nomina di Lorenzo Pellerano ad assessore sembrava cosa fatta fino a pochi giorni fa, finché il vicesindaco reggente, appellandosi al “criterio della competenza”, non gli ha preferito un esterno come Enrico Costa, compensando l’esponente di Liguria al Centro con una delega da consigliere poco più che simbolica per quanto legata a un ambito su cui lo stesso Pellerano si è sempre speso, il ribaltamento a mare di Fincantieri.
C’è chi pronostica allora che una piccola frangia di ribelli sia pronta a complicare il lavoro di Piciocchi per portare a casa il bilancio. Sia chiaro, non si parla assolutamente di votare contro, ma magari di non garantire la presenza in tutte le sedute, mettendo a rischio il numero legale e lanciando un messaggio chiaro anche in vista delle prossime comunali, dove la candidatura in pectore del vicesindaco è al momento sottintesa ma non certo scolpita nel marmo: “Non potete pensare di fare a meno di noi“.
Tra gli attenzionati c’è ad esempio Paolo Gozzi, protagonista di un duro scontro con Bucci un mese fa in sala rossa. Ma anche l’ex assessora Barbara Grosso che la settimana scorsa ha fatto visita a Ilaria Cavo a Roma per “studiare i progetti da portare avanti insieme” e starebbe lavorando per costituire un gruppo di Noi Moderati, o il vicecapogruppo di Vince Genova Chicco Veroli.
Tra gli eletti nella lista di Toti nel 2022, oltre allo stesso Lorenzo Pellerano anche Umberto Lo Grasso avrebbe già dato più volte qualche segnale di insofferenza. Ma non c’è solo l’area civica: difficilmente prevedibile è pure Federico Bertorello che, a detta di molti, non ha mai digerito la mancata riconferma alla presidenza del Consiglio comunale.
A confermare che gli animi non sono tranquilli è pure la scansione dei lavori. La prossima settimana il Consiglio è convocato per quattro giorni di fila, dal 17 al 20 dicembre, martedì dalle 15.00 alle 23.00 e in seguito dalle 7.00 alle 23.00.
L’obiettivo sarebbe chiudere la pratica in tre giorni, ma è possibile invece che il tour de force si prolunghi addirittura fino a lunedì, in modo da salvaguardare la settimana tra Natale e Capodanno. Certo, molto dipenderà anche da quanto ostruzionismo vorrà fare l’opposizione, ed è lecito attendersi che la campagna elettorale imminente favorisca un clima tutt’altro che collaborativo. Ma attenzione anche al fuoco amico. Per Pietro Piciocchi, fino a ieri braccio destro di Bucci ma poco avvezzo a dinamiche di spogliatoio, sarà la prima vera prova di disciplina politica. E dal risultato di questo test potrebbe dipendere una parte del suo futuro.